Obiettivo ‘Ndrangheta

di Nicola Tranfaglia
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E’ di oggi la notizia che in un blitz (come ora si usa dire) la DDA (che sta per Direzione distrettuale antimafia) di Reggio Calabria contro la cosca Bellocco a San Ferdinando, in provincia di Reggio, ha notificato il concorso esterno mafioso al sindaco del comune, al vicesindaco Santo Celi,  espressione di una lista civica e a un consigliere di minoranza, Giovanni Pantano. Agli arresti domiciliari è finito il sindaco Domenico Maddaferri che due anni fa aveva aderito al Partito democratico. Secondo gli inquirenti le cosche Bellocco, Cimato, Pantano e Pesce erano interessate all’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani a San Ferdinando imponendo all’impresa vincitrice dell’appalto una tangente mensile corrisposta alla ‘ndrangheta locale per mantenere l’ordine. Secondo l’accusa, il sindaco avrebbe seguito le indicazioni del consigliere Pantano “che fa parte della cosca Pesce-Pantano” e del vicesindaco Celi “esponente della Cosca Bellocco-Cimato”. E’ una amara conclusione per il procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho dopo che il Comune nei mesi scorsi si era battuto a difesa dell’ambiente contro l’arrivo delle armi chimiche nel porto di Gioia Tauro.

Ma il fatto è che negli ultimi anni la mafia nata in Calabria e diffusa in tutto il mondo, in tutta l’Europa come nelle Americhe (con una particolare presenza in Canada, 10 ‘ndrine) e in Australia (19 ‘ndrine) ma anche 14 in Colombia ,13 in Germania, alcune anche in Thailandia, Antille Olandesi e nel Togo. Con il termine di origine greca o grecanica, con maggiore probabilità, di ‘ndrangheta, si intende quella che è oggi di gran lunga l’associazione mafiosa più forte politicamente e finanziariamente e ha un giro di affari che ai primi del ventunesimo secolo è stato di oltre cinquantatre miliardi di euro (che corrisponde al 3,4 % del PIL italiano fermo da tempo ai 1566 miliardi di euro) ed oggi è sicuramente cresciuto anche se non disponiamo di cifre precise. D’altra parte, non c’è dubbio che l’associazione  mafiosa di cui parliamo abbia una sorta di monopolio del traffico di cocaina dai luoghi di produzione e di smercio e che gli esperti di quel commercio sanno non da oggi che il guadagno di quella sostanza permette un ricarico del 400% che le altre sostanze stupefacenti non sono in grado di raggiungere. Del resto, la ndrangheta calabrese è nata (non si sa bene quando ma, a mio avviso, non molto dopo la nascita delle consorelle mafia siciliana e camorra campana) con un modello che a poco a poco si è rivelato più efficace di quello siciliano: in questo caso abbiamo sempre avuto famiglie “politiche” in ogni cosca mentre la ’ndrangheta ha privilegiato le famiglie di sangue ed è riuscita in questa maniera ad avere un numero molto minore di “pentiti” o collaboratori di giustizia che dir si voglia, in grado di rivelare segreti alle forze dell’ordine o ai magistrati.
Bisogna aggiungere che ormai, da più di trent’anni, il rapporto tra la ‘ndrangheta e la politica è stato accertato in molti casi senza possibilità di dubbi. Dobbiamo a un ex sindaco del partito comunista, sindaco della cittadina di Rosarno e poi deputato al parlamento nazionale, Giuseppe Lavorato, una pubblica dichiarazione che mantiene sicuramente una forte base di verità: “La ‘Ndrangheta ha avuto una crescita progressiva e ininterrotta a partire dalla fine degli anni Settanta, a seguito dell’intervento pubblico dello Stato per la realizzazione di grandi opere pubbliche nel Mezzogiorno. In quegli anni gli imprenditori del Nord vennero in Calabria per avviare grandi progetti infrastrutturali, come il raddoppio ferroviario e l’autostrada. Alcuni di loro usarono i boss della zona come interlocutori privilegiati e con loro si spartirono ciò che avevano guadagnato dai loro investimenti. Gli affiliati delle ‘ndrine da guardiani dei campi divennero guardiani dei cantieri: è così che la mafia si è arricchita diventando il mostro che è oggi.
Questa politica scellerata dello Stato italiano non ha creato nessun posto di lavoro ma solo scheletri di enormi opere pubbliche e un potere mafioso incontrastato. “D’altra parte, già nel 2008, Francesco Forgione, presidente allora della Commissione d’Inchiesta parlamentare sulla mafia, aveva scritto: “Il contagio delle ‘ndrine va da Rosarno all’Australia, da San Luca a Duisburg in Germania. Molecole criminali che schizzano, si diffondono e si riproducono nel mondo. Una mafia liquida che si infila dappertutto riproducendosi in luoghi lontanissimi da quelli in cui è nata, il medesimo antico, elementare ed efficacissimo modello organizzativo. Alla maniera delle grandi catene di fast food, offre in tutto il mondo l’identico, riconoscibile, affidabile marchio e lo stesso prodotto criminale”.

fonte: antimafiaduemila.com