Renzi a Palermo, una passerella nel giorno di don Puglisi

di Aaron Pettinari e Lorenzo Baldo
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“L’ambiente di Brancaccio è molto disomogeneo ambiente di mafia, però quello è forse il male minore, c’è tanta povertà, c’è tanta indifferenza. Ci sono tanti bambini che vivono in mezzo alla strada e dalla strada imparano tanto male, delinquenza, scippi, furti … un bambino dovrebbe fare la prima comunione a ottobre e dice alla catechista: ‘non la posso fare, altrimenti come ci torno a casa’. E perché? chiede la catechista. ‘Perché uno che fa la prima comunione può rubare più? E se io non porto niente a casa, mia madre mi picchia e mi manda fuori di nuovo”.

Sono queste le parole dette da don Pino Puglisi in un audio inedito, rinvenuto dal nipote all’interno di una scatola di appunti e ricordi che appartenevano a don Pino. Questo reperto è stato riportato nell’abitazione di piazza Anita Garibaldi, dove ha vissuto il sacerdote, acquistata dal centro Padre nostro. Un documento in cui il parroco beato già si dimostrava consapevole di “rischiar grosso”.
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Argomenti decisamente di altro spessore rispetto a quelli oggi pronunciati dal Premier, Matteo Renzi, giunto presso l’Istituto don Pino Puglisi di Brancaccio, per celebrare l’avvio dell’anno scolastico. Un “trionfo” di retorica in cui si è parlato di riforma scolastica mentre all’esterno oltre cento persone tra insegnanti, studenti, disoccupati dell’edilizia, lavoratori di call center a rischio licenziamento protestavano al grido “lavoro, lavoro” mentre in uno striscione si leggeva “La casta ora è solo più giovane. Basta passerelle”.
Prima di recarsi a Mondello, dove era in programma una nuova tappa del “tour” palermitano, il Presidente del Consiglio ha anche parlato di lotta alla mafia: “Per me il 15 settembre significa padre Puglisi, cioè dedicare lo sforzo educativo a un gigante del nostro tempo. Siamo in un momento in cui anche se certe battaglie sembrano vinte anche se abbiamo dato un colpo ala mafia. Ma la mafia è ancora forte, anche nelle connessioni economiche, in alcuni casi più forte al nord e quindi va combattuta, guai a chi pensa che sia una guerra vinta e guai ad abbassare la guardia”.
Parole, parole, parole mentre in parlamento viene sottoscritto un nuovo “patto del Nazareno” a colpi di votazioni per la Consulta e per il Csm e viene discussa una riforma della giustizia senza prendere in considerazione i pareri di chi, come i magistrati, per applicarla lavora ogni giorno.
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Nel frattempo davanti alla Procura di Palermo sono tornate le associazioni aderenti a Scorta civica (foto © Pasquale Florio) per dare il proprio segnale di solidarietà e sostegno ai magistrati minacciati dalla mafia ed in particolare a quelli che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Duecentotrentanove i giorni, tanti son passati, in cui dal 20 gennaio gli aderenti al movimento si sono turnati per presidiare, con tanto di gazebo, davanti al tribunale palermitano e spiegare le motivazioni ai cittadini.
Renzi dal Tribunale non è passato così come nel suo discorso di poco più di sette minuti non ha speso neanche una paraola nei confronti delle minacce di morte al sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, esponente del Movimento 5 stelle eletto nell’ultima tornata di elezioni amministrative, e all’assessore ai lavori pubblici Fabio Atanasio.
Evidentemente Renzi non era stato informato, oppure non si è ricordato di spendere almeno una parola di fronte a certi gesti di violenza. Chissà, forse si ricorderà della promessa fatta a Maurizio Artale, presidente del centro Padre nostro che al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico ha detto: “Padre Puglisi voleva che Brancaccio avesse le stesse infrastrutture degli altri quartieri per questo oggi abbiamo presentato al premier Renzi una copia del progetto di riqualificazione ‘Brancaccio 2.0 terzo millennio.

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Abbiamo ricevuto l’interesse del prefetto di Palermo che ha promesso di convocare un tavolo tecnico con gli altri soggetti coinvolti, come diocesi, circoscrizione, scuola e regione nel rispetto delle competenze di ciascuno. Ci sono una trentina di proposte, tra cui l’idea di destinare a uso sociale l’edificio confiscato alla mafia del consorzio agrario, magari facendone un ostello della gioventù o una sala convegni. Il progetto è piaciuto anche al presidente Renzi ora speriamo si realizzi dopo anni di lotte”.