Depistaggio, reato approvato alla Camera: si rischia fino a 4 anni di carcere

di Miriam Cuccu

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351 “sì”, 50 ”no” e 26 astenuti. È con questa votazione che oggi la Camera ha approvato il reato di depistaggio: chi distrugge, occulta o manomette le prove, modifica il corpo del reato o la scena del crimine oppure crea false piste, d’ora in poi rischierà fino a 4 anni di carcere per il depistaggio ed inquinamento processuale.

Previste anche aggravanti per i pubblici ufficiali e nel caso di processi di strage, mafia e associazioni sovversive. In sostanza, in questi casi la pena aumenterebbe da un terzo alla metà e si inasprirebbe – salendo dai 6 ai 12 anni – quando il reato riguarda processi per stragi, mafia, associazioni segrete, terrorismo, traffico di armi e materiale nucleare, chimico o biologico, tratta di persone e il sequestro a scopo estorsivo. Nei casi in cui la condanna supera i 3 anni di reclusione si procederebbe inoltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Riduzione della pena da metà a due terzi, invece, per chi ricostruisce lo stato della scena del reato e delle prove, o fornisce un supporto alla magistratura al fine di individuare i responsabili del depistaggio. Quando, poi, il reato risulta essere aggravato, i termini della prescrizione saranno raddoppiati.

La prima firma è stata quella di Paolo Bolognesi (deputato del Pd e presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna), mentre Forza Italia e Ncd manifestato il loro aperto dissenso. Nella storia del nostro Paese, ha dichiarato Bolognesi alla Camera “i depistaggi e gli occultamenti” supportati dalla “complicità di alcuni apparati, hanno impedito la scoperta dei responsabili materiali e morali, negando la possibilità di conoscere la completa verità sulle stragi”. La storia del Paese è costellata di episodi e circostanze in cui la verità su molti omicidi e piani eversivi viene occultata. Dalla strage di Bologna, passando per Piazza Fontana, fino alla bomba in via D’Amelio per la quale il quarto processo sta ancora facendo i conti con un colossale depistaggio, pianificato grazie alle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino.

“Per aggiungere questi reati – ha dichiarato in Aula Giulia Sarti, deputata M5s e membro della Commissione Antimafia – ci siamo avvalsi dei consigli di autorevoli procuratori come Armando Spataro e soprattutto Roberto Scarpinato” recentemente oggetto di due gravi episodi intimidatori. Scarpinato, ha proseguito la Sarti “in questo periodo sta mettendo le mani sul processo di appello del caso Mori-Obinu sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano nel ’95, e sta indagando sui rapporti che ci sono stati anni fa tra servizi segreti, mafia e uomini delle istituzioni. Queste indagini e questi processi probabilmente – ha concluso – stanno facendo tremare qualche sedia in questo Paese”. Proprio oggi Claudio Fava, deputato di Libertà e Diritti e vicepresidente della Commissione Antimafia, ha chiesto in commissione un incontro con il procuratore generale di Palermo “per comprendere, insieme a lui, quali contesti deviati e quali volontà criminali si muovano sullo sfondo di queste minacce”.

fonte: antimafiaduemila.com