Europa dei popoli o dei banchieri?

tsipras

Raccolgo alcune idee sparse su quello che è l’Europa allo stato attuale e quello che potrebbe diventare se, finalmente, le forze progressiste decidessero di unirsi per creare un’ Europa dei cittadini e non delle banche.
Non sono un economista, quindi affronterò l’argomento da cittadino rivolgendomi ad altri cittadini nella maniera più semplice possibile.
Innanzitutto due premesse necessarie:
Tutti noi vorremo un mondo migliore e più giusto, un mondo che rispetti la natura e l’uomo.
Nessuno di noi, come singolo né come gruppo politico, ha la forza necessaria per farlo.
Il problema è, ovviamente, planetario ma forse si può partire dalla dimensione europea per tentare un analisi ed abbozzare alcune soluzioni.
L’Europa si è messa in condizione di non poter uscire dalla crisi dandosi regole assurde che contrastano con i principi base dell’economia, e vorrei qui citare un bell’esempio usato da Tsipras riferendosi all’economia greca ed applicabile ovunque : “Il piano di “salvataggio” greco (un altro bel termine per descrivere la devastazione in corso) ignora un principio fondamentale: l’economia è come una mucca. Si nutre di erba e produce latte. È impossibile ridurre la sua razione d’erba di tre quarti e pretendere che produca quattro volte più latte. Essa ne morirebbe, semplicemente. E questo è esattamente ciò che accade oggi all’economia greca.”.
Il rigore applicato dal Mes (meccanismo economico di stabilità), dal patto di stabilità, non a caso, non fa altro che indebolire lo stato sociale e rafforzare la finanza. È sempre Tsipras che parla: “La realtà è che la crisi dell’economia greca non è ciò che interessa all’Europa, né al Fmi (fondo monetario internazionale). Il loro obiettivo principale è di fare del programma imposto alla Grecia il modello da seguire per tutte le economie europee in crisi. Questo programma mette definitivamente fine a ciò che, nell’Europa del dopoguerra, era conosciuto come “contratto sociale”. Non importa se la Grecia alla fine fallisce e sprofonda nella miseria. Ciò che conta è che, in un paese della zona euro, ora si discuta apertamente di salari alla cinese, di abolizione del diritto del lavoro, di dissoluzione della sicurezza sociale e dello stato sociale, e di completa privatizzazione dei beni pubblici. Con il pretesto di combattere la crisi, il sogno neoliberista delle menti più perverse – che, dopo gli anni Novanta, ha dovuto affrontare una forte resistenza da parte delle società europee – diventa finalmente realtà.”
Questo ci dice una cosa molto importante : se vogliamo riforme sociali, redistribuzione della ricchezza, equità fiscale dobbiamo prima di tutto cambiare queste regole, in caso contrario non avremo mai le risorse per fare qualcosa.
Questo è ciò che dobbiamo capire e comunicare prima che sia troppo tardi e diventi impossibile tornare indietro.
Ancora Tsipras:” Ma è nel “Trattato europeo di stabilità”, che la Germania vorrebbe vedere applicato all’intera Ue, che questa strategia si rivela in tutta la sua portata: gli Stati membri non sono più liberi di scegliere la loro politica economica, le principali istituzioni dell’Unione hanno ora il diritto di intervenire nelle scelte di bilancio e di imporre drastiche misure fiscali per ridurre i deficit pubblici. Tanto peggio per le scuole, gli asili, le università, gli ospedali pubblici, i programmi sociali.”
Allora andiamo a vedere cos’è questo trattato europeo di Stabilità, il famigerato Mes o Esm per dirla con gli inglesi. l’Esm non è un “semplice” fondo salva stati ma una vera e propria organizzazione intergovernativa volta a “mobilizzare risorse finanziarie, e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri dell’Esm che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri” (art. 3 del trattato istitutivo).
L’Esm, quindi, è dotato di una vera e propria struttura organizzativa, costituita da un consiglio dei governatori, da un consiglio d’amministrazione e di un direttore generale (art. 4), che hanno il compito di amministrare la liquidità e prendere decisioni riguardo alla stabilità finanziaria dell’eurozona.
Qui iniziano i primi problemi.
All’articolo 32, infatti, si legge che “i beni, le disponibilità e le proprietà dell’Esm, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione” e che quest’ultime “ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative”.
Nello stesso articolo, inoltre, si prevede che i documenti, gli archivi, e i locali dell’Esm siano inviolabili, nonché che “tutti i beni, le disponibilità e le proprietà dell’Esm siano esenti da restrizioni, regolamentazioni, controlli e moratorie di ogni genere”.
Anche il personale dell’Esm gode “dell’immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell’esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti” (art. 35). ”I membri, o gli ex membri del Consiglio dei Governatori e del Consiglio di Amministrazione, e il personale che lavora, o ha lavorato per, o in rapporto con il Mes, sono tenuti a non rivelare informazioni protette dal segreto professionale
Essi sono tenuti, anche dopo la cessazione delle loro funzioni, a non divulgare informazioni che per loro natura sono protette dal segreto professionale”.
L’art 35 conferisce l’immunità di giurisdizione del personale per gli atti da loro compiuti nell’esercizio ufficiale delle loro funzioni e dell’inviolabilita’ per tutti gli atti scritti e i documenti ufficiali redatti. Qualsiasi questione inerente all’interpretazione o alle disposizioni di applicazione delle norme del trattato e’ sottoposta alla decisione degli stessi organi dell’ente.
Simpatico sistema non vi sembra? Una struttura autoreferenziale che non può essere controllata da nessuno anche se in palese violazione delle leggi.
Altri pericoli deriverebbero anche dalla natura estremamente finanziaria dell’organizzazione. Bisogna ricordare, infatti, che l’Esm ha una disponibilità di 700 miliardi di euro garantiti dagli stessi stati della zona euro con una quota calcolata in base al proprio pil. In questo modo i maggiori “azionisti” dell’Esm sono Germania (190 miliardi), Francia (142,7 miliardi), Italia (125 miliardi) e Spagna (83 miliardi). Tutti gli altri 13 paesi dell’area euro hanno quote inferiori ai 40 miliardi di euro.
Per fornire quote così ingenti (un impegno irrevocabile e incondizionato, come descritto nell’art. 8) i paesi dovranno per forza di cose chiedere un prestito (ovvero aumentare il proprio debito), dati gli impegni che la stessa zona euro si è presa, attraverso il Fiscal Compact, di riduzione del deficit e del debito pubblico (senza calcolare la congiuntura economica non proprio positiva).
Senza calcolare che, quindi, si cerca di risolvere il debito creando nuovo debito, in caso di intervento dell’Esm, quest’ultimo “può fornire a un proprio membro un sostegno alla stabilità, sulla base di condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto”. Queste condizioni rigorose “possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche, al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite” (art. 12). In altre parole, il prezzo da pagare per gli aiuti è la cessione della sovranità economica come, d’altra parte, si era già capito con il caso Grecia.
Infine, il trattato prevede l’impossibilità di uscire da questo meccanismo che molti definiscono “perverso”. Infatti, “in caso di mancato pagamento, da parte di un membro dell’Esm, di una qualsiasi parte dell’importo da esso dovuto a titolo degli obblighi contratti in relazione a quote da versare […] detto membro dell’Esm non potrà esercitare i propri diritti di voto per l’intera durata di tale inadempienza” (art. 4).
Tirando le somme e semplificando: se il paese non vuole creare nuovo debito per risolvere il proprio debito perde la sovranità economica e la possibilità di decidere all’interno dell’Esm. (Fonti: Consiglio Europeo)
In soldoni, noi diamo 125 miliardi di euro ad un’entità più incontrollabile della Spectre di bondiana memoria (James non Sandro), che deciderà, nel caso ne avessimo necessità, di prestarcene una quota ad interessi e scadenze decise da loro.
Mi sembra, dopo quello dell’orto dei miracoli, l’affare del secolo! Infatti abbiamo subito aderito.
Ora, io penso che se riusciamo a spiegare all’uomo della strada queste semplici verità, non sarà difficile convincerlo a votare per chi vuole abolire questo scempio.
Ma siccome in Italia non vogliamo farci mancare nulla, ci siamo appesi un’altra pietra al collo. Abbiamo approvato, al grido : “L’Europa ce lo chiede!” il Pareggio di bilancio in Costituzione.
Nel 2011 i premi Nobel Kenneth Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow, in un appello rivolto al presidente Obama, hanno affermato che «Inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose”; soprattutto “avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione.
Inoltre, «anche nei periodi di espansione dell’economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica,
perché gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione – anche quelli interamente finanziati dall’aumento del gettito – sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa, poi, comporterebbe la necessità, in
caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio pubblico mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza». «è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa economica già di per sé debole”».
Critico anche l’economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale ritiene che l’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio possa portare alla dissoluzione del Welfare state.
Nell’aprile del 2012 il parlamento italiano ha definitivamente introdotto, come principio costituzionale nell’ordinamento giuridico italiano, il pareggio di bilancio (modificando gli artt. 81-117-119.97 della Costituzione italiana) con la legge costituzionale 20 aprile 2012 n. 1. La norma è stata approvata sia dalla Camera dei Deputati che dal Senato della Repubblica a maggioranza dei due terzi nella seconda votazione, precludendo così la possibilità di un referendum costituzionale dei cittadini. La riforma è stata approvata interamente da PD, PDL, Terzo Polo.E’ ovvio che se le condizioni rimangono queste la possibilità di uscire dalla crisi sono pressoché nulle.
Se continuiamo a buttare risorse nel calderone della BCE non riusciremo mai a fare quegli investimenti, nel lavoro, nella sanità, nella cura del territorio, nelle energie rinnovabili che potrebbero tirarci fuori dalla crisi.
A proposito è bene chiarire che la Banca centrale europea non è un organo dell’Unione europea.
La BCE è di proprietà delle banche centrali dell’eurozona, che a loro volta, sono indipendenti dai governi nazionali, nel senso che non ne prendono gli ordini. Esse sono guidate da Consigli di soggetti privati. L’euro non appartiene quindi né all’UE né ai governi nazionali, ma a un cartello di banchieri indipendenti dai governi, a Francoforte, la città dei Rothschild. L’Unione europea non può ordinare niente alla BCE, ma viceversa la BCE ha il potere di farlo all’interno dell’UE. Essa dirige il Sistema europeo di banche centrali, che è, dal canto suo, un organismo dell’Unione europea. La BCE, insieme alle banche centrali della zona euro, sono membri di questo organismo.
Quindi è da questi punti fondamentali che deve partire la battaglia, da qui possiamo muovere i passi necessari a ridare dignità ai popoli dell’Europa e contenere lo strapotere della finanza.
Danilo Zannoni – Azione Civile Genova