Matteo Renzi, lo Stato e la mafia

di Giorgio Bongiovanni

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Il giorno 25 agosto 2012 Matteo Renzi, intervistato dal Fatto quotidiano, alla domanda “Lei cosa ne pensa dell’eventuale costituzione civile da parte del Governo sulla trattativa Stato-mafia?” il sindaco di Firenze rispondeva: “Rivolgetevi all’ufficio stampa: sono allo stadio, sto guardando la partita, c’è la Fiorentina”. Immediata l’amara reazione di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: “Non abbiamo mai avuto dubbi che per il primo cittadino di Firenze fosse più importante la Fiorentina, senza nulla togliere alla squadra viola, piuttosto che la strage di via dei Georgofili” esprimendo l’indignazione di tutti i familiari delle vittime “davanti al suo comportamento, perché la strage di via dei Georgofili c’è stata, che gli piaccia o no, anche se lui era troppo giovane per capire la gravità della cosa e diventando Sindaco di Firenze non si è dato di certo la pena di ragionare sulla trattativa Stato-mafia, che ha causato i nostri morti e i nostri feriti invalidi”.
Il nuovo leader del Pd, che evidentemente nutre scarso interesse per il problema della mafia e per il sostegno alle sue vittime, sarà probabilmente il nostro futuro Presidente del Consiglio. Con 136 voti favorevoli alla formazione di un nuovo governo, 16 contrari e 2 astenuti (in termini calcistici equivarrebbe ad un 4-0) il presidente Letta è stato clamorosamente battuto da Renzi alla direzione nazionale del Partito democratico.

Matteo Renzi, già sindaco di Firenze, se prenderà possesso della presidenza del consiglio troverà all’opposizione (o forse come alleato) Silvio Berlusconi, condannato definitivamente per gravissimi reati stabiliti dalla sentenza Mediaset, e un Presidente della Repubblica che riceve pregiudicati come l’ex cavaliere invece di metterli alla porta (oltre a prestare ascolto agli appelli dell’ex ministro Nicola Mancino, indagato per falsa testimonianza al processo per la trattativa Stato-mafia). Ora, perchè un Presidente della Repubblica riceve un pregiudicato? E perché il leader del Partito democratico si incontra con lo stesso? Senza contare il fatto che il nome di Silvio Berlusconi figurava nella lista degli indagati per mafia, nonostante non siano mai state raccolte prove sufficienti per confermare sul piano giudiziario i suoi legami con Cosa nostra (le due archiviazioni nell’ambito delle indagini sui mandanti esterni nelle stragi del ’92 e ’93).
Ancora, perché nel programma che Renzi presentò alle primarie del Pd la mafia è relegata ad uno degli ultimi posti, negandole l’urgenza e l’attenzione che invece meriterebbe? Non risulta, infatti, che il sindaco di Firenze abbia speso una sola parola, ad esempio, a sostegno del pm Nino di Matteo e degli altri magistrati di Palermo destinatari di ordini di morte che si occupano della trattativa Stato-mafia, o del pm Domenico Gozzo, che a Caltanissetta segue il processo sulla strage di via D’Amelio ed ha recentemente ricevuto inquietanti minacce. Così commentava la signora Chelli, a seguito della vittoria di Renzi alle primarie del Pd: “Nel suo primo discorso da segretario del Partito Democratico, Renzi ha citato il genocidio del Ruanda e il massacro di Srebrenica, le stragi di Lampedusa, della Terra dei fuochi e dell’Ilva di Taranto, la caduta del muro di Berlino”. “Ma il Sindaco di Firenze – proseguiva – parlando di questi vent’anni, non ha citato né Cosa Nostra che, ancora oggi, minaccia pericolosamente tutti noi, né la strage di via dei Georgofili”. “A noi la vittoria di Renzi ha solo fatto ampiamente ricordare la sua andata ad Arcore e la sua pessima abitudine di rievocare la strage di Via dei Georgofili solo e soltanto alle 1.04 degli anniversari, anniversari che ha sempre cercato di fare ‘suoi’, ma che non lo sono affatto. Anniversari che ha, oltretutto, caricato puntualmente di un’assoluta e logora retorica che, ogni anno, ci ha fatto stare veramente male, e sempre lo farà”.
Abbiamo un futuro Presidente del Consiglio che – fatta eccezione per poche sporadiche dichiarazioni – non ha mai affrontato seriamente la questione della lotta alla mafia. Non è dato sapere, stando al suo programma, se il leader del Pd voglia inasprire le attuali leggi antimafia e quelle carcerarie come il 41bis, se intenda creare (finalmente) una commissione parlamentare che indaghi sulle stragi del ’92 e ’93, stabilire delle riforme che snelliscano i tempi dei processi ed agevolare il coraggioso lavoro dei magistrati impegnati in prima linea nel contrasto alle criminalità organizzate, o fare un giro di vite sul reato di voto di scambio (il Senato ha approvato l’aumento della pena da 7 a 12 anni invece che da 4 a 10, che la Camera dovrà approvare a sua volta). In sostanza, potremmo trovarci con un Presidente del Consiglio nuovo ma uguale, o peggiore, degli altri. Nella malaugurata ipotesi che si concretizzi la sua nomina a premier, chiediamo a Matteo Renzi di dare una svolta alla sua linea politica, e conferire così alla lotta alla mafia – di fronte all’escalation di minacce nei confronti dei magistrati e alla celebrazione a Palermo del processo che potrebbe svelare gli oscuri legami tra Stato e mafia – la giusta attenzione che le spetta. Renzi dovrebbe avere il coraggio di mettere al primo posto dell’agenda di governo la lotta alla mafia e alla corruzione. Diversamente mostrerà il suo vero volto, quello del vecchio lupo, nefasto, vestito con il mantello dell’agnello, agli ordini del potere di quelle menti raffinatissime di oggi che servono il Principe di sempre.

Fonte:Antimafiaduemila