Lui sa!

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di Saverio Lodato
Filippo Facci sa che “Il Processo di Palermo” non andrà da nessuna parte. Filippo Facci sa che non è vero che Totò Riina vuole la morte di Nino Di Matteo. Filippo Facci sa che ormai della strategia stragista dei corleonesi non c’è più traccia. Filippo Facci sa che gli anonimi, in un Paese che si rispetti, andrebbero cestinati. Filippo Facci sa che un eventuale inasprimento del carcere duro per i mafiosi non sarebbe dettato che dalla ricerca di immagine e credibilità dei pubblici ministeri di Palermo ormai caduti in bassa fortuna. Con tutte le cose che sa, verrebbe da definire Facci un “Betulla” dell’antimafia. Ricordate che “Betulla” era il nome in codice del grande Renato Farina, anche lui specializzatosi in quella gran fucina di giornalismo rappresentata da anni dal quotidiano “Libero”? Ma l’autentico “Betulla” era un veterano del mestiere (capite a quale mestiere ci riferiamo), uno che, per sua stessa ammissione, faceva sul serio. Facci, invece, è semplicemente convinto di “sapere”. E di conseguenza, a lui non la danno a bere. E lo scrive. Bravo Facci, ben scritto. A Facci, non la si fa.

Ogni morto di mafia, quando era in vita, si è meritato un giornalista controcorrente che lo sbugiardava. Il mal capitato, per rendere credibile la sua buona fede aveva solo una chance: farsi assassinare (Come Falcone, Borsellino, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera).
(La preghiamo caldamente, dottor Di Matteo, se ne fotta allegramente di certi “Betulla” d’accatto. Cerchi di restare in vita.)

saverio.lodato@virgilio.it

Foto © Giorgio Barbagallo