Rifiuti radioattivi: un'altra strage di Stato

di Giorgio Bongiovanni
fusti-materiale-radioattivo

Nel nostro giornale abbiamo pubblicato nei giorni scorsi le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone espresse dallo stesso innanzi alla commissione d’inchiesta parlamentare bicamerale sul ciclo dei rifiuti nel 1997. Il collaboratore di giustizia già allora aveva rivelato che da fine anni novanta ad oggi i clan della camorra hanno sversato, solo nei 30 chilometri del litorale domizio “341mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, 160mila di rifiuti speciali non pericolosi e altre 305mila di immondizia solida urbana”. Il documento è stato desecretato soltanto la scorsa settimana.
E’ lecito oggi chiedere ai membri di quella Commissione parlamentare, a cominciare dal Presidente Massimo Scalia per passare all’ultimo dei deputati e dei senatori, se la mattina riescono ad alzarsi con la coscienza a posto. Chissà se sentono dentro di loro quella voce, che nella profondità di ogni essere umano dovrebbe indicare il senso dell’etica e della giustizia, dice loro “Assassini”, “Vergogna”, “Fate schifo”.
Perché dovrebbero? Perché questi signori si sono macchiati (anche se non vi sono elementi per poter agire penalmente) di un delitto che potrebbe essere in corso.
Riferendosi al traffico illegale di rifiuti nocivi nelle zone del Casertano Schiavone ha detto: “Nel 1990 divenne un business per il clan dei Casalesi. Tuttavia quel via vai veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti lì intorno non credo che si salveranno: chi vive in paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avrà, forse, venti anni di vita”. Ciò significherebbe che il “delitto” si è già consumato o che è in corso.
Negli ultimi anni sono stati stilati rapporti, conosciuti solo dagli addetti ai lavori, i quali stabilirebbero un nesso tra l’incremento dei tumori e la presenza di discariche illegali e di rifiuti per le strade in Campania.

Uno in particolare, nel 2008, è stato realizzato dal dipartimento di Ambiente e Prevenzione Primaria dell’Iss, il quale ha analizzato i cluster (i grappoli) di tumori sviluppati in particolari aree del territorio campano (leggi lo studio). La concentrazione maggiore si è rivelata tra Caserta e Napoli, in quel tratto maledettamente avvelenato che collega i comuni di Acerra, Aversa e Giugliano. Luoghi in cui si è sversato e si continuano a sversare rifiuti di ogni tipo.
Questi elementi sono stati presi in considerazione anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che di fronte ad un ricorso presentato dall’avvocato Errico Di Lorenzo nel 2012 a nome di un gruppo di residenti di Somma Vesuviana (Napoli), ha riconosciuto quantomeno il “danno esistenziale”, ritenendo non provato il danno alla salute. Tuttavia i casi di tumori al cancro, ai polmoni, al fegato, ecc… sono aumentati proprio lungo la fascia del casertano.
Ed è per questo che le rivelazioni di Schiavone, fatte nel 1997, sembrano così profetiche. Eppure di tali rivelazioni ne siamo messi a conoscenza soltanto oggi. E per questo fatto non vi sono giustificazioni. Poco importa se vi erano indagini in corso. Lo scorso 17 settembre, su ordine dei pm  Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi, e dal procuratore aggiunto Francesco Greco sono stati compiuti degli scavi in un terreno sulla circumvallazione di Casal di Principe, in via Sondrio, e sono stati rinvenuti materiali ferrosi e fanghi di natura industriale.
E’ notizia di questi giorni che la Procura di Lecce non indagherà sulle dichiarazioni di Schiavone, che ha indicato la Puglia come una delle regioni in cui venivano sversati i rifiuti tossici, mentre la Dda di Bari avvierà un’indagine conoscitiva. Forse sarebbe meglio approfondire anche perché in gioco c’è la vita di migliaia di persone.
E’ quantomeno superficiale dire, come ha detto il procuratore di Lecce Cataldo Motta, che le parole del pentito sono “inattendibili” e “troppo generiche”. E’ una questione di logica. Se il collaboratore di giustizia non fosse stato ritenuto attendibile non sarebbe neanche stato preso in considerazione dalla Commissione parlamentare antimafia perché altrimenti dobbiamo pensare che abbiano perso tempo di fronte ad un falso pentito.
Ma ancor più grave è il silenzio che i membri della Commissione hanno messo in atto, in barba all’obbligo etico e morale, secretando il verbale e sigillandolo tra i cassetti nel dimenticatoio della storia d’Italia. L’ennesima prova che il nostro è il Paese dei segreti e delle stragi di Stato.

Fonte:Antimafiaduemila