La (De)caduta

di Giorgio Bongiovanni
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Italiani. Mafiosi, puttanieri, ladri e corrotti. Così, siamo etichettati dalle nazioni estere, e non senza una ragione. Ma questo, fortunatamente, è anche il Paese che ha dato i natali a donne e uomini straordinari che si sono distinti per il loro coraggio e valore morale. Per citarne solo alcuni, i giudici Falcone e Borsellino, il generale dalla Chiesa o eccezionali vincitori di premi Nobel come Dario Fo e Carlo Rubbia.
La degna rappresentazione dell’immagine, in parte vera, che gli altri Paesi hanno di noi ce la dà la fotografia che pubblichiamo. Grazie a Dio il leader di questo gruppo è ormai (de)caduto. Dalle 17.43 di ieri, con l’annuncio del presidente del Senato Pietro Grasso, Silvio Berlusconi non è più senatore della Repubblica dopo che 192 parlamentari – a seguito di un lungo dibattito sulle dichiarazioni di voto tra i vari partiti politici – hanno votato contro i nove ordini del giorno che proponevano di respingere la decadenza dell’ex Cavaliere.

Ancora non è detta l’ultima parola. Questo famoso delinquente, questo vecchio e malridotto clown miliardario potrebbe ancora risorgere, dare battaglia, cercare potere, persino ricorrere ai suoi vecchi amici di Cosa nostra con i quali ha un debito di alcuni miliardi di euro. Potrebbe trattare, chiedere aiuto non più ai cittadini con il voto ma ricorrendo alla forza, alla violenza occulta. Questo signore ha ancora amici nella loggia massonica P2 e nella vecchia mafia non completamente sepolta dagli ergastoli ma, in parte, ancora in circolazione a Palermo, o nel caso della ‘Ndrangheta in Calabria e della Camorra in Campania. Con la fine della sua carriera politica, senza più l’immunità parlamentare a proteggerlo, si affaccia per lui lo spettro dei processi che lo accusano di svariati capi d’imputazione. Non ultima la condanna definitiva a 4 anni di reclusione, scaturita dal processo Mediaset per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita nel cui processo sono stati condannati anche gli altri tre imputati: gli ex dirigenti di Mediaset Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto e il produttore cinematografico Frank Agrama. Segue poi il processo Ruby, dove l’ex Cavaliere è accusato – in primo grado – di prostituzione minorile e concussione aggravata. Per i suoi rapporti con Karima el Mahroug, meglio conosciuta come “Ruby Rubacuori”, allora minorenne nonché frequentatrice dei festini di Arcore ad alto tasso erotico, e per l’intervento dell’ex premier con la telefonata nel maggio 2010 alla Questura di Milano – affinchè la ragazza, a seguito di un furto, fosse lasciata andare – sono stati richiesti 7 anni di reclusione. Per non parlare del caso Unipol (accusa di rivelazione di segreto d’ufficio) con la richiesta – sempre in primo grado – alla condanna di 1 anno per aver pubblicato l’intercettazione di una telefonata ancora coperta da segreto istruttorio, il cui ascolto risale al 24 dicembre 2005. O del rinvio a giudizio per Berlusconi e Valter Lavitola con l’accusa di compravendita di senatori, tra cui l’ex senatore De Gregorio, per far cadere il governo Prodi.
Non è ancora dato sapere, malgrado le numerose indagini nelle quali compare il suo nome, che ruolo avrebbe effettivamente svolto Berlusconi nella trattativa mafia-Stato e nelle stragi del ’92 e ’93, le cui bombe hanno sventrato il Paese e sacrificato i suoi migliori rappresentanti insieme a onesti cittadini. Per anni la Procura di Firenze ha diretto le indagini sui mandanti esterni delle stragi del ’93. Nel registro degli indagati figuravano anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, ma non è stato possibile trovare conferma delle accuse per “la friabilità del quadro indiziario” e l’inchiesta è stata archiviata nonostante fosse evidente la convergenza degli interessi politici di Cosa nostra con le linee programmatiche del nascente partito Forza Italia. A Caltanissetta, invece, i nomi di Berlusconi e Dell’Utri vennero registrati tra gli indagati come mandanti delle stragi del ’92, grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia tra cui Salvatore Cancemi. Anche questo fascicolo, però, venne archiviato – il 3 maggio 2002 – per insufficienza di prove e mancanza di riscontro nelle dichiarazioni dei pentiti. L’ennesimo buco nero che inghiotte le dinamiche del passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica in Italia. Ci sono ancora forse indagini in corso su Berlusconi e Dell’Utri, grazie alle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, il superpentito risultato attendibile da tutti i giudici e testimone di una rivelazione fatta dal boss Graviano al bar Doney a Roma: ‘tutto si è chiuso bene, abbiamo ottenuto quello che cercavamo, le persone che hanno portato avanti la cosa non sono come quei quattro crasti (montoni, ndr) dei socialisti che prima ci hanno chiesto i voti e poi ci hanno venduti. Si tratta di persone affidabili’ facendo poi il nome di Berlusconi – “quello di Canale 5” – e di Dell’Utri – “un paesano nostro” – aggiungendo che grazie alla serietà di queste persone “ci siamo messi il paese nelle mani'”.
Sono ancora tanti gli amici potenti su cui l’ex Cavaliere può fare affidamento tra i rappresentanti delle potenze mondiali, come Vladimir Putin – leader del Cremlino, che controlla considerevoli quantità di armi nucleari – con il quale il Cavaliere ha avuto un colloquio riservato a Palazzo Grazioli soltanto pochi giorni fa. Non è possibile, oggi, prevedere le mosse che potrebbero compiere questi personaggi, o le reazioni dell’organizzazione criminale siciliana che ha appoggiato e reso potente e famoso l’ex premier.
Come reagirà, dunque, Silvio Berlusconi, questo “Totò Riina della politica”, alla sua (De)caduta? Noi auspichiamo che la risposta a questa domanda non sia inquietante e drammatica per il nostro Paese e per tutti gli italiani.
Nel frattempo resta la speranza che sconti finalmente la giusta pena per i reati commessi, e che i suoi seguaci aprano infine gli occhi di fronte a un leader oramai (de)caduto e palesemente corrotto. Prestando attenzione ai prossimi avvenimenti, perchè quando la tigre è ferita a morte può reagire

fonte:antimafiaduemila.com