Nascita della Commissione parlamentare pro-mafia

di Giorgio Bongiovanni
palazzo-san-macuto

Se l’ultima Commissione antimafia, presieduta da Beppe Pisanu, è stata in grado di avanzare tesi negazioniste ed autoassolutorie riguardo al ruolo dello Stato di fronte alla trattativa Stato-mafia (nella sua relazione ha parlato esclusivamente di “una tacita e parziale intesa”), quella che verrà nasce con l’intento di distruggere l’antimafia. A riuscire in questa “impresa” sarà proprio questo governo dell’inciucio, quello che si è prostituito di fronte ad un criminale come Silvio Berlusconi, che nonostante la condanna continua a sedere in Parlamento dettando l’agenda politica. L’intento, quello di ostacolare e ridicolizzare chi cerca la verità sui rapporti tra politica e criminalità organizzate, non è dichiarato ma appare evidente scorrendo i nomi di chi dovrà comporre questa Commissione. Tra quelli nominati vi sono alcuni che definire discutibili è davvero dir poco. Personaggi come Carlo Giovnardi (Pdl), impegnato in questi mesi accanto alle aziende emiliane bloccate dalla Prefettura perché a rischio condizionamento mafioso, e quindi da tenere fuori dalla ricostruzione post sisma, il quale ha presentato emendamenti per modificare le interdittive antimafia ritenute invece fondamentali dagli addetti ai lavori. O ancora Carlo Sarro (Pdl), avvocato di Nicola Cosentino, ex sottosegretario imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Un soggetto che si è reso protagonista di un’aspra polemica sui termini del condono edilizio contro Libera e Don Luigi Ciotti. C’è poi Vincenza Bruno Bossio (Pd) il cui marito è imputato di corruzione e altri reati in un’inchiesta sull’eolico in Calabria. E ancora Giovanni Bilardi, senatore del gruppo Gal, indagato dalla procura di Reggio Calabria per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi per le spese dei gruppi regionali. Quindi Donato Bruno (Pdl), candidato dal suo partito al ruolo di presidente della commissione antimafia. Una figura che si è sempre schierata in maniera contraria a qualsiasi tipo di misura messa in campo dallo Stato contro le mafie. Su tutte il regime di carcere duro, il noto 41 bis. Senza poi contare l’amicizia con Previti e Renato Schifani, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Altro membro indegno è Claudio Fazzone (Pdl), strenuo difensore della Giunta comunale di Fondi prima che il Comune fosse sciolto per mafia, nonostante le provate infiltrazioni di ‘Ndrangheta e Camorra. Ma Fazzone è anche stato l’autista di Nicola Mancino quando questi era ministro degli Interni nell’estate 1992. Mancino oggi è imputato nel processo a Palermo sulla trattativa e viene spontaneo chiedersi se davvero sarà in grado di indagare su quanto avvenuto in quegli anni di stragi.
Ma a non convincere del tutto è anche chi è stato scelto dal Pd per concorrere alla poltrona di Presidente della Commissione. Con tutto il rispetto per l’onorevole Rosy Bindi, persona onesta e colta, nutriamo forti dubbi sulla sua preparazione in campo antimafia in quanto non possiede l’esperienza e la competenza che avrebbero potuto avere altri membri. Penso a figure come Giuseppe Lumia o a Claudio Fava, la cui storia antimafia non può essere messa in discussione.
Come se non bastasse in questi giorni è andato in scena un indegno teatrino fatto di litigi, minacce e veti per imporre i propri candidati alla presidenza. Così è saltata la nomina del nuovo presidente, che era prevista per il 15 ottobre.
Ma impresentabile è anche il nome proposto da Scelta Civica: Stefano Dambruoso. Senza ricordare i suoi clamorosi errori nelle indagini sul rapimento di Abu Omar, quando era in Procura a Milano, basta tenere a mente quanto accaduto lo scorso luglio quando in commissione giustizia alla Camera, ha provato a far passare il 416 ter del codice di procedura penale – voto di scambio – inserendo parole come “consapevolmente” o “procacciamento” che avrebbero potuto svuotare il provvedimento rendendo praticamente impossibile incastrare boss mafiosi e politici compiacenti.
Ad appoggiarlo in questa iniziativa vi era anche Davide Mattiello (Pd), anche egli tra i membri della Commissione anti-antimafia. personaggi. Tante idee in favore dei criminali. Può bastare questo per dire che la trattativa Stato-mafia non solo è andata in porto ma ancora oggi è più che mai presente. Perché essere contro il 41-bis, pensare a riforme della giustizia che anziché rafforzare il potere della magistratura la indebolisce, è il segno di una politica che non solo diventa compiacente ma complice. Il segno che una parte di Stato non vorrà mai la sconfitta della mafia.
A noi cronisti non resta, per il momento, che restare a guardare e, nel nostro piccolo, portare il nostro contributo nella ricerca della verità. E qualora saranno confermati i nostri sospetti combatteremo anche contro questa Commissione che di antimafia porterebbe solo il titolo.
Per coerenza questo governo dovrebbe rinunciare a creare questa commissione antimafia o, se proprio non se ne può fare a meno, chiamarla giustamente con onestà intellettuale “Commissione pro mafia. Consigli per una nuova Commissione provinciale e regionale di Cosa nostra e organizzazioni criminali connesse”.

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Palazzo San Macuto Fonte:Antimafiaduemila