Fukushima, il Giappone chiede aiuto alla comunità internazionale
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Suona come una mezza resa la frase del premier giapponese Shinzo Abe a un convegno internazionale sull’energia e l’ambiente ieri a Kyoto: “Abbiamo bisogno della vostra conoscenza e della vostra esperienza”. Dopo che la scorsa settimana è stata rivelata una nuova perdita di acqua contaminata dalle cisterne di stoccaggio della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il primo ministro giapponese ha dato la sua disponibilità ad aprire “alle più avanzate conoscenze” provenienti da fuori i confini nazionali per contenere il problema. Inoltre, sei lavoratori sono stati esposti direttamente a una perdita di acqua contenente materiali radioattivi. Ma è solo l’ultimo di una serie di incidenti che hanno messo in luce la precarietà in cui si trovano a lavorare gli addetti nella centrale nucleare danneggiata. Lo scorso anno la stampa aveva rivelato che alcuni dei lavoratori della Tepco avevano ricevuto l’ordine di indossare placche di metallo per truccare i dati dell’esposizione alle radiazioni.
È la prima volta che su Fukushima il Giappone lancia un sos ufficiale alla comunità internazionale: ora anche il primo ministro sembra ammettere fra le righe che non tutto è “sotto controllo”. Giovedì scorso è arrivato l’annuncio di Tepco: altra acqua ad alta concentrazione di materiali radioattivi (200mila becquerel per litro, secondo le loro stime), usata per tenere sotto controllo la temperatura nei reattori della centrale, sarebbe finita in mare. Dietro la nuova débâcle dell’azienda elettrica di Tokyo, ci sarebbe stato il maltempo che negli ultimi giorni ha investito il Giappone: la troppa acqua piovana accumulatasi tra le barriere dove si trovano le cisterne avrebbe costretto gli operatori a pomparne più di quanta ne potessero contenere. Dunque, un grossolano errore di valutazione. E l’opinione pubblica appare sempre più preoccupata e sfiduciata.
Fonte: Il Fatto