Scarano: "Informai degli illeciti allo Ior"

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di Maria Antonietta Calabrò – 1 settembre 2013
Roma. «Dovrò essere sottoposto ad un intervento di chirurgia vascolare delicatissimo e non volevo lasciare nulla in sospeso». All’inizio di agosto monsignor Nunzio Scarano (foto), l’ex capo contabile della sezione straordinaria dell’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) ha scritto una nuova lettera a papa Francesco in cui ha ribadito di aver denunciato al segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, già nel 2010, gli illeciti venuti alla luce negli ultimi mesi, riguardo all’Apsa e allo Ior.
Che Scarano sia malato è sicuro, visto che proprio ieri è stato trasferito dal carcere di Regina Coeli all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il gip del Tribunale della Capitale, Barbara Callari, lo ha deciso sulla base della perizia del medico legale che nei giorni scorsi ha verificato le sue condizioni di salute. Il prelato era stato arrestato il 28 giugno per concorso in corruzione insieme ad un broker e a un funzionario dei servizi segreti italiani (Aisi) per un tentativo di riportare in Italia 20 milioni di euro in contanti, stipati in una valigia di 44 chili, grazie allo Ior. Scarano, comunque, resta in regime di detenzione. È stato infatti trasferito nel reparto del Pertini destinato ai reclusi. «Monsignor Scarano — dice l’avvocato Silverio Sica — necessita di cure costanti. Il sacerdote è dimagrito notevolmente».

Le accuse contro di lui sono molto pesanti: è indagato per riciclaggio anche dal Promotore di Giustizia vaticano insieme all’ex direttore generale dello Ior Paolo Cipriani e al suo vice Massimo Tulli, con il quale il prelato era in rapporti particolarmente stretti. Ha ammesso i fatti che lo riguardano, fornendo delle giustificazioni alla sua condotta. Ma in un memoriale inviato al Papa il 16 luglio, l’ex contabile aveva anche accusato due cardinali (oltre Bertone, Domenico Calcagno, attualmente presidente dell’Apsa, che siede anche lui nella Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior), di essere stati personalmente informati da lui di ben altri illeciti. Mentre l’allora sostituto della segreteria di Stato, Edoardo Filoni, si sarebbe adoperato per cambiare le cose, prima di essere promosso come prefetto di Propaganda Fide.
Ora, nella nuova missiva d’inizio agosto al Pontefice, il prelato contesta quanto affermato dalla segreteria di Stato vaticana che, con un comunicato ufficioso il 26 luglio, aveva smentito che un incontro con Bertone fosse mai avvenuto: «In nessun momento monsignor Nunzio Scarano ha parlato con il card. Tarcisio Bertone per riferirgli di presunti illeciti all’Apsa».
Nei confronti di Scarano, Papa Francesco — sul volo di rientro dalla Gmg di Rio, il 29 luglio — ha usato termini molto duri. «C’è un monsignore che è in galera», ha affermato il pontefice. «Pensate che sia andato in galera perché somigliava alla beata Imelda? È uno scandalo, una cosa che fa male». E aveva chiesto che il prelato venisse punito: «Bel favore fa alla Chiesa, questo monsignore, vero? Ha agito male e la Chiesa deve dargli la punizione che merita».
Proprio quanto emerso sulle movimentazioni dei due conti Ior di Scarano, ha portato alle clamorose dimissioni di Cipriani e Tulli, richieste personalmente da Bergoglio, il 1 luglio 2013.
In una recente intervista a un giornale venezuelano il nuovo segretario di Stato Pietro Parolin ha sottolineato quelle che a suo parere saranno le priorità e le sfide del pontificato di Bergoglio, cioè quelle che attendono una Chiesa percepita, dopo l’elezione di Francesco, «non più come assediata, ma aperta». Al centro, secondo Parolin, vanno messe «l’attenzione ai poveri» e il continente africano. Ma anche «la lotta alla corruzione».

Tratto da: Il Corriere della Sera