Ragazzini pagati per fare sesso, prete in manette


NEL giorno in cui la Chiesa siciliana gremiva il prato del Foro Italico per la beatificazione di don Pino Puglisi, padre Aldo Nuvola scambiava messaggi nervosi con i suoi «amichetti». «Dove ci vediamo? Al Foro Italico, in via Lincoln, è tutto chiuso, c’è polizia ovunque». Danny, Jassim, Giovanni, Daniele, tutti minorenni e tutti pronti a soddisfare le voglie di quel prete che, nonostante la condanna ad un anno e mezzo di carcere per induzione alla prostituzione minorile, non aveva perso il vizio di fare sesso con ragazzini pagandoli con poche decine di euro o anche solo con un pacchetto di sigarette, una ricarica telefonica, la promessa di un telefonino nuovo. Padre Aldo Nuvola, il sacerdote di 49 anni molto noto a Palermo, ex parroco della chiesa di Regina Pacis ed ex professore di religione al liceo Umberto, ieri mattina è finito in manette, fermato dai carabinieri in esecuzione di un provvedimento dei sostituti procuratori Geri Ferrara e Diana Russo e dell’aggiunto Maurizio Scalia. È ancora una volta induzione alla prostituzione minorile il reato di cui il sacerdote è chiamato a rispondere, per il momento. La Curia non lo ha mai sospeso. Il cardinale Paolo Romeo è stato raggiunto dalla notizia a Gerusalemme, dove si trova in pellegrinaggio: oggi è atteso il suo rientro e anche un comunicato. Ma per padre Nuvola le cose potrebbero complicarsi visto che a lui, questa volta, gli inquirenti sono arrivati indagando su un omicidio, quello dell’imprenditore Massimo Pandolfo, trovato morto devastato da coltellate e colpi di pietra il 25 aprile nell’ex Teatro del Sole ad Acqua dei Corsari, luogo frequentato da coppie omosessuali. L’unico, al momento, arrestato per quell’omicidio, è un diciassettenne, che ha chiamato il prete sedici minuti dopo il delitto. Una telefonata durata sei minuti. E che Nuvola, arrestato ieri alle 8 nella sua casa di via Montuoro, nega. «Non ricordo», ha detto a caldo ai carabinieri.

IL RACCONTO DEL DELITTO
Al prete parla quell’Andrea che ha confessato di aver fatto tutto da solo e di aver reagito con 40 coltellate al rifiuto di Massimo Pandolfo di pagarlo per un rapporto omosessuale. Con tutta probabilità quel diciassettenne è un altro degli «amichetti» di padre Nuvola. A lui telefona dopo il delitto, a mezzanotte e mezza. I tabulati lo incastrano e, nell’interrogatorio, Andrea è costretto ad ammettere di conoscere il prete, ma nega rapporti sessuali. «L’ho chiamato perché mi aveva promesso di darmi 15 euro per fare la spesa», dice ai magistrati che insistono sulla stranezza di quella lunga telefonata notturna tra i due, durata 6 minuti. «Sentiva che ero strano, strammiato, e mi ha chiesto che avevo. E allora io gli ho confessato quello che avevo fatto». Di quel singolare sfogo, però, padre Nuvola non ha mai riferito nulla agli inquirenti, neanche due settimane dopo l’omicidio di Massimo Pandolfo, quando il diciassettenne è stato arrestato.

GLI INCONTRI
Nuvola recentemente è stato mandato dalla Curia a sostituire i preti in giro per la città e a dire messa nella chiesa della Stazione centrale, lontano dalla sua Regina Pacis dove aveva fatto sistemare anche una targa in ricordo del manager-boss Ignazio Salvo. Alla Stazione, battuta dalla prostituzione minorile, aveva trovato terreno fertile per le sue voglie. Che appagava con rapporti in macchina ma anche nel suo appartamento, dove si sarebbero svolte pure piccole orge. «Lunedì prendo lo stipendio e farò il mio dovere», prometteva ai ragazzini. I carabinieri hanno registrato amplessi in diretta: ore e ore di inequivocabili e sconcertanti conversazioni tra il sacerdote e i ragazzini adescati: cinque quelli già identificati (disagiati sociali pronti a tutto per 20 euro), altrettanti quelli ancora da identificare. «Sai — diceva ad uno di loro — quanto mi danno per un funerale? Venticinque euro. E c’è tutta la predica, piripì piripì. Una miseria e io ho due lauree».
E a un altro: «Non sono mica Berlusconi, 100 euro sono troppi». Dopo l’amplesso benediceva i suoi ragazzi. «Ti benedico figlio mio».
Da quei ragazzini non voleva solo prestazioni fisiche, ma anche la loro sudditanza psicologica. Al più piccolo, 16 anni, padre Nuvola spiegava: «Mi basta due volte al mese, in macchina o a casa mia, stare un poco tranquilli, giocare, deve piacere anche a te. Quelli con la m…. tanta ma sempre moscia non mi piacciono». Un film a luci rosse di infima serie ricostruito dai carabinieri seguendo il prete, deciso a trasferirsi in Tunisia con un ragazzo che chiamava “grande amore”. Anche per questo è arrivato il suo fermo d’urgenza. Il sacerdote, assistito dagli avvocati Nino Caleca, Marcello Montalbano e Mario Zito, sarà interrogato oggi nel carcere Pagliarelli, dove è rinchiuso in regime di isolamento.

Tratto da: La Repubblica