Le vittime di preti pedofili presentano il conto alle Diocesi italiane.

Un dato che Rete L’ABUSO rende noto solo oggi per decisione presa nella riunione avvenuta ieri sera è la petizione (riferimento protocollo del Parlamento Europeo n. 1230/2011 all. 1) che Rete L’abuso ha presentato nell’ottobre del 2011 in riferimento alla direttiva UE (2010/0064 (COD)), ritenuta ricevibile e già totalmente evasa dal Parlamento Europeo. In sintesi nell’esito finale emerge l’attuale inadeguatezza delle leggi italiane in materia di tutela dei minori (all. 2).
Da qui il tentativo di trovare una soluzione giuridica alternativa ed efficace per poter far fronte almeno ad un supporto psico fisico dignitoso per le vittime che allo stato attuale, quando si tratta di abusi sessuali da parte di membri del clero, non solo vengono abbandonate in modo incivile a se stesse ed in primis dai servizi sociali e dalle istituzioni italiane, ma che spesso si ritrovano addirittura citati in giudizio dalle istituzioni ecclesiastiche e dai loro stessi abusatori. Fino ad oggi si era tentata in Italia la strada della richiesta, per arrivare a un risarcimento alle autorità presso lo Stato estero del Vaticano, ma in nessun caso non solo si è mai giunti ad un esito, in tutti i casi lo Stato del Vaticano, al di la della propaganda e delle pubbliche dichiarazioni non ha mai risposto alle richieste delle vittime o delle associazioni. Ricercando la motivazione emerge che questa non risposta è dovuta al fatto che in base al Codice Canonico dovrebbe essere il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ad avviare i vari procedimenti canonici che porterebbero non solo ad un risarcimento per le vittime, ma anche alla riduzione allo stato laicale dei criminali pedofili che in realtà, puntualmente non avviene.
Esaminando il Codice Canonico è previsto il risarcimento anche in materia di pedofilia ma per i motivi di cui sopra viene impedito l’acceso a questa fase. Nei giorni scorsi grazie ad una serie di consultazioni con avvocati Rotali si è giunti ad una strada alternativa, la quale permetterebbe di aggirare l’ostacolo insormontabile posto dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Per il codice Canonico non esiste prescrizione per quelli che lo stesso codice definisce crimini di sollecitazione, cosa che invece purtroppo esiste per il codice civile e penale italiano totalmente in’adeguato a quelli che sono i codici di diritto civile e penale degli altri stati membri della UE e che è causa nel 90% dei casi di un ulteriore danno per le vittime cittadine italiane. Di qui nasce la soluzione che Rete L’ABUSO grazie al supporto degli avvocati Rotali ha deciso di attuare sul territorio italiano, ovvero le singole richieste di risarcimento non verranno più inoltrate al Vaticano, ma alle singole Diocesi le quali sono tutte provviste di un Tribunale Ecclesiastico, il quale non potrà non rispondere alle richieste e dovrà intervenire in tutte le forme previste dallo stesso Codice Canonico.
Nelle prossime settimane presenteremo le prime tre richieste alla Diocesi di Savona-Noli, la quale fungerà da caso pilota in Italia. La scelta di Savona non è casuale in quanto al di la delle decine di vittime e del clamore mediatico suscitato in questi ultimi anni, ha l’opportunità di poter produrre oltre testimonianze delle singole vittime una documentazione inconfutabile in quanto proviene direttamente dallo scambio di documentazione in nostro possesso avvenuto negli ultimi trenta anni tra i Vescovi savonesi e le varie autorità vaticane.
Negli ultimi tempi i Vescovi italiani stanno attuando una campagna per i diritti dell’embrione, sarebbe lodevole che venissero intraprese da parte della chiesa anche campagne di civiltà rivolte alla fase successiva a quella embrionale, ovvero la vita umana che al momento è indiscutibilmente trascurata a 360 gradi nei confronti non solo delle vittime di pedofilia ma anche in quelli di uomini e donne.
Il portavoce di Rete L’ABUSO
Francesco Zanardi.