Ritorno alla strategia della tensione? Protezione anche per Ciancimino!

di Giorgio Bongiovanni – 6 aprile 2013
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Come è noto nella lettera anonima giunta recentemente alla procura di Palermo, oltre alle minacce esplicite a Nino Di Matteo e a quelle striscianti rivolte ad un magistrato che lavora a Caltanissetta (probabilmente individuato nella persona di Nico Gozzo), vi sono quelle dirette a Massimo Ciancimino. Il testimone chiave della trattativa Stato-mafia finisce così nel mirino di quella che è stata definita una sorta di nuova strategia della tensione. Su Massimo Ciancimino sono stati gettati fiumi di inchiostro nel bene e nel male. Al di là degli errori commessi resta il fatto che grazie a lui si è innescato un meccanismo giudiziario dentro il quale sono finiti uomini di Stato, alti esponenti dei Carabinieri, mafiosi e pentiti. Con l’avvio delle indagini sul “patto scellerato” tra uomini delle istituzioni e Cosa Nostra sono sfilati uno dopo l’altro uomini potenti, o ex potenti, che hanno “riacquistato” la memoria – dopo anni di omissioni –  grazie alle dichiarazioni rilasciate dal figlio di don Vito.

Il processo sulla trattativa Stato-mafia che inizierà il prossimo 27 maggio scaturisce di fatto da un insieme di elementi probatori nei quali si intersecano perfettamente le indicazioni di Massimo Ciancimino. Indicazioni che verranno ulteriormente valutate senza alcun pregiudizio nei suoi confronti, come è giusto che sia. E’ evidente che lo Stato-mafia non vuole questo processo, così come non avrebbe voluto il nuovo procedimento sulla strage di via D’Amelio che si sta celebrando a Caltanissetta. Le minacce di morte, le intimidazioni, l’isolamento e la delegittimazione nei confronti dei principali artefici di questi processi fanno parte di una metodologia criminale. Una metodologia finalizzata a impedire che la parte più oscura del nostro recente passato possa riaffiorare. Dall’altra parte della barricata c’è, però, uno Stato-stato formato da magistrati onesti che applicano il principio sacrosanto della legge uguale per tutti e che intendono restituire giustizia e verità ai martiri delle stragi. La protezione di coloro che collaborano con la giustizia rientra tra i principi cardine di uno Stato di diritto. A Massimo Ciancimino, così come alla sua famiglia, deve essere quindi garantita quella protezione che lo tuteli dal tentativo “esterno” di chiudergli la bocca. Contemporaneamente è necessario che la rete di sostegno della società civile verso i magistrati più esposti si estenda nei confronti dei testimoni “scomodi” invisi al potere.

Allego la lettera di una giovane lettrice, Adriana, giunta ieri sera in redazione.

Vi scrivo per parlare con voi della situazione di un soggetto che pare essere una sorta di “referente assente”, termine che mi sovviene da passate letture. Lo faccio, perché discutendo ieri sera su FB con varie persone mi sono resa conto che è una situazione non così evidente, anche per mancanza di alcune informazioni, un punto di vista diverso da quello su cui ci stiamo focalizzando tutti. Premetto che non vi sto chiedendo di prendere una posizione pubblica, valuterete voi cosa fare o non fare, io sento solo in coscienza di dovervi dare degli elementi di conoscenza e di dover condividere con voi le mie riflessioni.

Parto da un brano dell’articolo di Salvo Palazzolo dell’altro ieri:
“Nella lettera si annunciano altri due attentati. Nei confronti di Massimo Ciancimino e di un magistrato di Caltanissetta di cui non si fa il nome. Sul primo, l’anonimo è molto preciso: «Lui usa la bicicletta, esce col cane, una volta alla settimana va in via Bentivegna, dalla polizia». A detta dell’anonimo, le emergenze di Cosa nostra sarebbero proprio Di Matteo e Ciancimino: «Ho conosciuto altri affiliati della famiglia di Palermo – scrive – è stato deciso di fare il lavoro entro maggio. I due delitti sono stati commissionati anche da altre famiglie. Le armi sono custodite in un deposito di viale Regione Siciliana». A detta dell’anonimo, il progetto sarebbe già in fase avanzata: «Di Matteo lo dovremo affrontare con un commando di due macchine e tre moto. Ciancimino, una moto di supporto più uno scooter dovrebbe bastare».”
E io vi dico che la moto di supporto sarebbe anche superflua, per ammazzarlo non ci vuole niente, due su una moto che lo aspettano quando va a firmare ogni settimana nello stesso giorno alla stessa ora o una macchina che lo investe per strada se si vuole simulare l’incidente.
Quindi, siamo informati che l’obiettivo prioritario indicato nell’anonimo non è uno, ma due: il dott. Di Matteo e Massimo Ciancimino. Per loro due il piano sarebbe già in fase esecutiva e dovrebbe scattare entro maggio, cioè prima dell’inizio del processo. Il pericolo quindi è tanto reale per Di Matteo quanto per Ciancimino.

Mi auguro che a Nico Gozzo diano l’elicottero e le misure di sicurezza ritenute adeguate di cui leggiamo oggi sul Fatto, ma vorrei mettervi a conoscenza della situazione di Massimo Ciancimino: Massimo Ciancimino non ha scorta alcuna e alcuna misura di protezione, è completamente abbandonato dallo Stato, che se ne lava le mani della sua sicurezza, perché è scomodo, ingombrante per tutti. Eppure lo Stato continua ad utilizzarlo, è testimone chiave nel processo sulla trattativa, è stato convocato come testimone anche da Caltanissetta che a quanto ne so prevede due giorni per ascoltarlo nel processo sulla strage di via D’Amelio, continua ad essere interrogato nei filoni ancora aperti.

Ma c’è di più. Perché non solo non viene protetto, quando poi viene anche obbligato a non poter lui stesso tutelarsi per quanto nelle sue possibilità di semplice cittadino. Pur essendo ovviamente un obiettivo a serio rischio come conferma l’anonimo arrivato il 26 marzo, Massimo Ciancimino va in giro a piedi o in bicicletta perché gli hanno ritirato pure la patente, e giusto per aiutare possibili killer gli impongono anche l’obbligo di firma, ogni martedì alle 15.30 al commissariato, come mostra di sapere bene anche l’anonimo. Perché chi fa certi nomi che non si devono fare è socialmente pericoloso, così è stato sottoposto alla Sorveglianza Speciale senza nessuna sentenza del Tribunale, solo un molto insolito provvedimento provvisorio quindi di fatto sine die del Tribunale delle Misure di Prevenzione su input di un’informativa di Pignatone e del capitano Ultimo.

Questi i fatti. Non vi nascondo che sono molto preoccupata, ma anche impressionata dalla constatazione che ci sono vite umane di serie A e vite umane di serie B, anzi Z, che non contano nulla, che possono anche essere ammazzate, non meritano di essere protette. E’ da mercoledì che è uscita la notizia che gli obiettivi prioritari indicati dall’anonimo sono due, Nino Di Matteo e Massimo Ciancimino, ma la cosa che mi fa impressione è che la vita di Ciancimino sia trattata dallo Stato, dai giornalisti, dalle associazioni, da tutti come un qualcosa di irrilevante. Si parla anche della presenza di Massimo tra gli obiettivi, ma si fa finta di niente, i Comitati per l’ordine e la sicurezza si riuniscono per i magistrati, il fatto che ci sia un’altra vita in gioco non conta, nessuno viene sfiorato dal problema. Massimo Ciancimino è una vittima sacrificabile di cui non importa niente a nessuno. Il pericolo se davvero c’è, c’è per tutti. Se l’anonimo è da prendere sul serio vale per tutti gli obiettivi indicati.

Il punto non è chiedere la scorta, che Massimo nemmeno vuole perché creerebbe ancora più disagi in una vita familiare già tanto condizionata dalla sua scelta di aiutare la magistratura: lasceranno di nuovo Palermo a breve, il bambino dovrà cambiare di nuovo scuola, amichetti, abitudini, la notte i continui controlli della polizia di cui sono testimone diretta (in genere tre a notte) fatti apposta per fargli cedere i nervi e minare l’equilibrio familiare e tanto altro che non sto a dirvi. Non credo che le scorte servano, se decidono non c’è scorta che tenga, né elicottero, né altro. Lo abbiamo visto, purtroppo nel 1992… le falle si trovano sempre o si creano, hanno i mezzi, sono ben infiltrati ovunque. Ma sappiamo bene che è l’indifferenza quello che uccide, l’indifferenza e l’isolamento. Se sei solo sanno che è il momento che possono eliminarti.

Massimo può non piacere, certo non è un eroico magistrato, ma è comunque un essere umano, non è un eroe o un modello o una persona che stimate come Di Matteo o Gozzo, quelli per cui è facile prendere posizione, ma non credo che sia giusto che la sua vita valga meno di zero. In più Massimo oltre ad essere un essere umano la cui vita dovrebbe avere un valore al pari di quelle degli altri, è come sappiamo un testimone, il testimone chiave del processo sulla trattativa e dell’indagine condotta da Di Matteo e Teresi che sta andando avanti, stavolta nel più totale riserbo. Quindi gli interessi a eliminarlo sono molteplici e a tanti farebbe comodo zittirlo per sempre.

Ritengo che uno degli scopi dell’anonimo sia tastare il polso, come si dice in Sicilia, non solo alle persone indicate come obiettivi, ma anche allo Stato e all’opinione pubblica. Per quanto riguarda i due magistrati, Di Matteo e quello di Caltanissetta che pare sia stato identificato con Gozzo, avranno per fortuna dovuto registrare una reazione comunque abbastanza forte di mobilitazione, sdegno e solidarietà, nonché il raddoppio immediato della scorta al dott. Di Matteo che pure è un forte segnale. Per quanto riguarda Massimo Ciancimino invece c’è stata una reazione di totale indifferenza da parte di tutti, delle autorità, della stampa, delle associazioni, della società civile, di tutti, reazione che dimostra chiaramente a chi decide queste cose quanto questo testimone chiave sia solo e isolato, totalmente vulnerabile sia fisicamente che “politicamente”. Il messaggio che sta passando è: ammazzatelo pure, a nessuno frega niente. E questo lo vedo come molto pericoloso.

Certo, se nel messaggio anonimo avessero scritto le stesse cose di uno Spatuzza o qualche altro pentito mafioso di quelli che piacciono all’opinione pubblica, immagino l’indignazione, tanti avrebbero detto: ma come, è il testimone chiave e così lo proteggete? Per Massimo, non si capisce perché, è tutto diverso. Eppure dopo il decreto di rinvio a giudizio di Morosini è abbastanza difficile mettere in discussione il suo valore e il suo peso come testimone nonché la sua credibilità. Sappiamo bene che se lo ammazzassero salterebbe il processo sulla trattativa e potremmo dire addio alla verità. So che nonostante tutto Massimo andrà sempre avanti, perché so quanto ci crede nonostante sia convinto che prima o poi gliela faranno pagare per non aver ascoltato i numerosi avvertimenti che gli intimavano di ritrattare tutto e togliersi di mezzo, nonostante sia ben cosciente di essere solo e che forse sempre lo sarà. Ma quanto sia solo oggi lo sa bene anche il nemico.

Un abbraccio
Adriana

ps: se poteste sentire anche voi la sua solitudine come ho potuto sentirla io, forse mi capireste meglio, una solitudine assolutamente non osteggiata, anzi nascosta, è una cosa che fa molto male e non ti togli di dosso, che ti lascia un senso di impotenza.

Fonte:Antimafiaduemila