Il silenzio ha un rumore assordante

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di Lucia Castellana
E pare che i palermitani lo abbiano capito: hanno compreso che il frastuono assordante di un carico di tritolo che squarcia un pomeriggio d’estate ripete il suo eco nel tempo, in una ferita che difficilmente si rimargina. Sopratutto se i nomi, di mandanti ed esecutori, rimangono ancora sepolti nel silenzio.

Pare che una parte dei palermitani lo abbia capito se oggi ha sentito il bisogno di dare il proprio sostegno al pm Nino Di Matteo che a questo silenzio sta cercando di dare una voce e che per questo è stato vittima di minacce  di morte.

Qualche giorno fa, infatti, sono state recapitate alla procura di Palermo due lettere anonime che riferiscono di un piano del boss latitante Matteo Messina Denaro per uccidere proprio Nino Di Matteo, accusa nel processo agli ex ufficiali del Ros Mori e Obinu e che con Antonio Ingroia ha condotto l’indagine sulla trattativa Stato-mafia.

“Queste non sono lettere anonime che manda la mafia, la mafia manda bombe e proiettili, uccide senza avvertire”, precisa Salvatore Borsellino. “Queste lettere arrivano, invece, da quegli stessi pezzi deviati dello Stato che hanno ucciso Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Carlo Alberto Dalla Chiesa e tutti quegli uomini che uno dopo l’altro sono stati lasciati soli. I pezzi deviati dello Stato indicano chi deve essere ucciso e lo fanno isolandolo. E questo è quello che vogliono fare con Di Matteo: hanno cominciato con dei provvedimenti disciplinari, isolandolo, con l’Anm che, invece di sostenerlo, ha mantenuto un silenzio tombale nel momento in cui è stato attaccato. Queste sono le strategie che adoperano e sono le stesse utilizzate con Falcone e Borsellino. Ricordatele queste cose, non abbiate la memoria corta”.

E dalla folla di trecento persone radunate davanti il Palazzo di Giustizia di Palermo, si leva un coro unanime: “Noi ricordiamo…Noi siamo Di Matteo!”, nella consapevolezza – e se lo ripetono vicendevolmente – che la storia non si può ripetere e che forte è il bisogno di giudici vivi e di verità.

“Finalmente dopo venti anni ci si sta avvicinando a questa verità”, continua Salvatore Borsellino. Finalmente si parla di quella vergognosa e scellerata trattativa per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Stiamo arrivando vicini alla verità, ma qualcuno vuole impedire che questo avvenga. Eliminando Nino Di Matteo, così come minacciano di fare in quelle lettere anonime, scenderebbe il silenzio sulla verità che è alle basi di questa seconda repubblica fondata sul sangue. Per evitare questo, siamo qui per gridare a Di Matteo il nostro affetto e la nostra vicinanza e per dirgli che gli staremo vicino, come quei ragazzi che sono stati fino all’ultimo attorno a Paolo. Lo accompagneremo passo passo verso la verità”.

A questo grido si è unita anche Agnese Borsellino, vedova di Paolo, che tramite una lettera ha voluto soffermarsi sull’angoscia provata in questo momento dai familiari dei magistrati che hanno ricevuto le minacce e che lei conosce per averla vissuta. E per questo ha lanciato il suo appello chiedendo a chi di dovere che si “scuota” perchè questi colleghi di Paolo non vivano il suo stesso calvario.

E poi arriva Di Matteo. Insieme a lui ci sono anche il procuratore di Palermo Francesco Messineo, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e diversi magistrati, tra cui Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Sergio De Montis, Anna Maria Picozzi.
Si rivolge alle centinaia di cittadini che lo accolgono con un caloroso applauso pronunciando un grazie, un grazie che viene dal cuore. Ma c’è un altro ringraziamento che invece elaboro più col cervello ed in tanti anni di indagini di questo tipo, continua Di Matteo. Ed è il grazie di chi sa che l’attenzione dell’opinione pubblica, della parte più informata e sensibile, costituisce per noi tutti da una parte uno scudo vero e reale e dall’altra un ulteriore sostegno per andare avanti nel nostro lavoro. È confortante vedere e sapere che una parte bella della nostra città si mobilita quando non c’è stato ancora nessun evento luttuoso. E questo probabilmente nella storia italiana era accaduto poche volte. Siete un segno di una mentalità che cambia. Siete il segno di una città, di una terra, di un Paese che vuole lottare contro la mafia e vuole anche cambiare quella mentalità mafiosa che si è insinuata troppo nell’esercizio del potere, anche del potere ufficiale.
Io credo che noi vi possiamo solo ringraziare, sopratutto perchè ci ricordate la cosa essenziale del nostro lavoro e del nostro ruolo: che non è un ruolo di potere ma di servizio nei confronti della collettività. E questo credo sia il segnale più bello che potevate darci.

Segnale che si va ad aggiungere a quello che il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, ha voluto lanciare intervenendo nella piazza, sottolineando come la sua presenza e quella dei magistrati della Procura della Repubblica in quella sede abbia un significato estremamente chiaro e preciso.
Deve essere chiaro a tutti,ha ribadito: l’ufficio della Procura della Repubblica si stringe attorno a Nino Di Matteo per sostenerlo in questo difficile momento della sua carriera e della sua attività di magistrato. Noi non consentiremo che venga attaccato ripetutamente in modo scorretto e, quindi, siamo pronti a stringerci attorno a lui in tutta la sua e la nostra attività.
Abbiamo oggi tenuto una riunione dove abbiamo espresso non soltanto la nostra solidarietà ma la nostra attiva amicizia e vorremmo che da questa piazza partisse questo segnale chiaro per tutti. A questo punto, coloro che devono capire credo capiranno.

Foto © Grazia Bucca/Studio Camera

Fonte:antimafiaduemila