Ventinove anni dopo, ricordando Giuseppe Fava

Di AMDuemila – 5 gennaio 2013 VIDEO

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“Io ho un concetto etico di giornalismo. Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze, che non è stato capace di combattere”.

Con queste parole Giuseppe Fava, nel 1981, spiega in un editoriale del Giornale del Sud cos’è per lui il giornalismo. Un concetto che ha sempre messo in pratica nel suo lavoro meticoloso di analisi della società siciliana e italiana. Un lavoro attento, portato avanti con coraggio, fino al 5 gennaio 1984 quando venne ucciso.
Fava si trovava in via dello Stadio: aveva appena lasciato la redazione del suo giornale, il mensile ‘I siciliani’ da lui fondato e diretto. A bordo della sua Renault 5 venne freddato da cinque proiettili alla nuca. Inizialmente, l’omicidio venne etichettato come passionale sia dalla stampa che dalla polizia.
Un’altra ipotesi era il movente economico, per le difficoltà in cui versava la rivista. Ma le vere ragioni dell’omicidio stavano nelle inchieste antimafia di Fava e della rivista. Nel 1998 sa Catania si concluse il processo denominato ‘Orsa Maggiore 3′: per l’omicidio di Giuseppe Fava vennero condannati all’ergastolo il boss mafioso Nitto Santapaola, ritenuto il mandante, Marcello D’Agata e Francesco Giammuso come organizzatori, Aldo Ercolano come esecutore assieme al reo confesso Maurizio Avola. Nel 2001 le condanne all’ergastolo vennero confermate dalla Corte d’appello di Catania per Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, accusati di essere stati i mandanti dell’omicidio. Assolti invece Marcello D’Agata e Franco Giammuso, condannati in primo grado all’ergastolo come esecutori. L’ultimo processo si è concluso nel 2003 con la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato Santapaola ed Ercolano all’ergastolo e Avola a sette anni patteggiati.

Fonte:Antimafiaduemila