Le stragi del '92 e quelle indagini mai andate in porto: ecco l'archivio segreto degli 007

di AMDuemila – 15 gennaio 2013

 

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Dopo vent’anni di misteri e depistaggi, che circondano le due stragi di Capaci e via d’Amelio dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e i loro agenti di scorta, la procura di Caltanissetta e l’Antimafia hanno richiesto la visione di un archivio segreto redatto dai servizi di sicurezza dei primi anni ’90.Tra le innumerevoli carte, la commissione parlamentare antimafia sulle stragi ha prelevato 318 documenti top secret che sono entrati a far parte della relativa relazione conclusiva. Documenti che provengono dall’Aise, l’ex Sismi, il servizio segreto militare, e dall’Aisi, l’ex Sisde, il servizio segreto civile, che denunciano le prime indagini attivate a ridosso delle stragi.

Un immenso cimitero di verità sepolte da chi ormai “non ricorda”, “non sapeva”, ma soprattutto si ostinava e si ostina ancora a non parlare. Tra le centinaia di carte, Repubblica è venuta a conoscenza di quelle che provano “il totale oblio da parte di diversi protagonisti”, come ha commentato il procuratore Sergio Lari nella richiesta di revisione del processo Borsellino, nei confronti di chi al tempo ricopriva importanti cariche nei servizi di sicurezza in Sicilia.
I documenti visionati puntano il dito su rapporti di indagini investigative mai portate a termine, sopralluoghi dai risultati inesistenti, segnalazioni mai comunicate. Appunti che forse, se non fossero serviti solo ad occupare qualche scaffale per il successivo ventennio, avrebbero potuto cambiare la storia processuale di uno tra i periodi più bui della storia del nostro Paese.
In particolare in data 25 maggio 1992, due giorni dopo la strage di Capaci, viene fatto riferimento a un ispezione ordinata dalla Direzione del Sisde di Roma per “fare un prelievo di materiale roccioso, da sottoporre a successivo esame chimico esplosivistico”. Ebbene, nessuno ha poi saputo nulla sui risultati del sopralluogo. A Palermo, il vice capo centro del Sisde dell’epoca L.N. disse ai magistrati che non venne mai messo al corrente dell’andamento della missione, in quanto fu il generale C., vice direttore pro tempore del nucleo tecnico scientifico, a inviare i tecnici.
Sempre in merito alla strage di Capaci, venne ricevuta una telefonata anonima di un camionista che riferiva di aver notato un furgone fermo sulla corsia di emergenza la sera del 22 maggio 1992. La nota venne inviata dal centro Sisde di Palermo alla direzione di Roma il 24 maggio ma, anche in questo caso, nessuno indagò. Come nessuno indagò sulla segnalazione successiva (9 dicembre 1992) in merito alla “presenza di due individui sulla carreggiata dell’autostrada Punta Raisi Palermo, il giorno precedente l’attentato di Capaci”. Anche allora, dopo che partì la segnalazione da Palermo, non si seppe più nulla.
Un altro fatto inquietante che emerge tra queste carte riguarda la strage di via d’Amelio: un’informativa che parla del “progetto attentato in persona del dottor Paolo Borsellino” ricevuta il 28 maggio 1992, e in merito alla quale è ancora il vice capo centro del Sisde di Palermo L. N. a dichiarare che “nulla so dire in merito”.
Tutta un’altra procedura seguono però le indagini che culmineranno con l’autoaccusa del falso pentito Enzo Scarantino circa la partecipazione alla strage di via d’Amelio (successivamente smentito dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza). Con estrema rapidità e solerzia, infatti, il Sisde inviò due informative firmate dal coordinatore delle indagini Bruno Contrada (dopo pochi mesi arrestato per concorso in associazione mafiosa) estremamente dettagliate ma prive di qualsiasi prova concreta sul sicuro coinvolgimento nelle stragi del ’92 del clan Madonia.
Scoperta la falsa pista investigativa, la procura di Caltanissetta chiese spiegazioni a R., che al tempo ricopriva la carica di capo centro Sisde di Palermo, il quale si limitò a dire che “escludo di aver acquisito personalmente le informazioni ivi contenute poiché non vantavo all’interno delle strutture investigative territoriali una forza di penetrazione di siffatta portata”.