Il girone drogato del mercato


Mi è balzata un’idea in testa ieri sera,così di colpo,non ci avevo mai riflettuto prima così profondamente,sinceramente non so nemmeno perché all’improvviso questa verità mi sia stata così tagliente,così spudoratamente vera  e nello stesso tempo assurda,vera perché già la conoscevo,assurda perché dopo questa riflessione così mi è parsa, ma sopratutto mai prima d’ora mi sembrò tale, perché per me era la normalità.

Mi è balzato in testa quante siano le persone che vivono di rendita,cioè senza produrre nulla,e soprattutto quanto noi esseri  umani siamo presi per il collo per arricchire altre persone che non producono nulla,il niente.

Pensavo alla merce alimentare e a come il prezzo sale perché vi è chi ci deve guadagnare senza aver prodotto quella merce,i supermercati o i piccoli negozi di alimentari,ma lo stesso vale per l’abbigliamento,le rivendite di scarpe,di elettrodomestici,di case,una marea di persone che vivono di guadagni su cose che loro non hanno mai prodotto,ma che altri han prodotto per loro.

Mi venne in mente il caporalato,persone che vivono guadagnando soldi sul procurare personale per lavorare nei campi,non fanno un tubo,non si sporcano mai le mani di terra ,ma guadagnano per aver procurato manodopera  umana,cioè lavoratori,il caporalato è illegale,è punito dalla legge,il caporalato alimentare invece no.

Se pagassimo alla fonte di chi produce le cose, le pagheremo perlomeno la metà,o forse anche meno,invece dobbiamo far guadagnare persone che non fan nulla se non essere alla cassa  per venderti  ciò che loro non hanno mai prodotto,gli unici negozi che si salvano sono i panifici perché producono loro il pane che vendono e le  latterie,che anch’esse vendono i prodotti da loro lavorati.

Tutto il resto è solo caporalato legalizzato,ed è ovvio che non può che essere così,perché a tutti conviene,lo  stato  per esempio prende le tasse da chi produce e poi da chi vende quei prodotti,e poi da chi li compera ovviamente,con il salario che un operaio o impiegato prende.

Pensate a quanto poco costerebbe mangiare se non ci fosse questo caporalato,e pensate invece a quanto costa invece vivere,faccio un esempio di un prodotto che io uso ,un tipo di burro che compero da anni.

Dove lo comperavo prima chiamiamolo negozio A,lo comperavo a 1,65 euro,devo dire che questo supermercato vende la merce ad un prezzo convienentissimo,  poi questo negozio purtroppo si è trasferito da un’altra parte cedendo il posto ad un altro supermercato,chiamiamolo B, il burro è salito nel corso di un anno  ad 2,15 euro,parlo sempre dello stesso burro.

Per capire se è colpa del produttore o del negozio mi faccio 20 km e vado a controllare il prezzo al supermercato A dove si è trasferito,il prezzo del burro era rimasto uguale anche dopo un anno, a questo punto capisco che la colpa non è del produttore,ovviamente non posso farmi 20 km per fare la spesa perché alla fine con quel che costa la benzina,facendo due conti non mi conviene, nel frattempo il negozio A che è un supermercato  nazionale e anche sociale,elimina quel burro,e ne mette in commercio un altro tipo, oltre a quelli che ovviamente già c’erano,una settimana fa vado ad un ipermercato  non molto lontano da casa mia,ma che di solito non vado mai a fare la spesa perché non è proprio conveniente,e anche perché nei supermercati troppo grandi non mi piace andare,chiamiamolo supermercato C, e vedo con mia grande sorpresa il burro che comperavo, ad 1,75 euro,e ripeto non era in offerta e questo supermercato non usa prezzi al ribasso ma normali.

Mi son chiesta, ma quanto costerebbe quel burro se lo comperassi direttamente al produttore? Forse nemmeno 1 euro,forse 80 centesimi,poi mi son detta, se ci guadagna il negozio A, ad 1,65 euro e pure quell’altro il C ad 1,75 euro,il B che  lo vendeva ad 2,15 con tutto quel che ci guadagnava come lo devo chiamare?

E questo è solo un esempio di come siamo davvero  presi per i fondelli,costretti a pagare un etto di prosciutto il doppio  di quel che vale da dei caporalati dell’alimentazione,certo qualcuno mi dirà che questo circolo vizioso e drogato, crea lavoro,sì ma è lavoro parassitario,che non produce nulla,il niente,vivono sul fatto che noi abbiamo bisogno di comperare certi prodotti,non parlo del superfluo,ma del necessario,ma anche fosse il superfluo costa sempre il doppio di ciò che realmente vale per far guadagnare terze persone.

Qualcuno mi dirà che  ho  scoperto l’acqua calda,ma non è questo il punto, perché ovviamente già sapevo queste cose,ma mai mi ero sentita presa per il culo come ieri sera,mai mi sono sentita così chiaramente un burattino,come se qualcuno avesse voluto togliere la benda dai miei occhi,ciò che prima trovavo naturale legge del mercato, all’improvviso mi è parso come una sorta di schiavitù moderna,un non senso,un sfruttare l’uomo e il  suo bisogno di mangiare,di vestirsi,di vivere.

Ho letto per chi ci vuol credere o per chi vuol pensare sia solo utopia della nostra mente perchè non ci piace questa società, che in altri pianeti  le persone prendono solo ciò che gli serve senza nemmeno comperarlo,non si accaparrano il superfluo ma solo il necessario,e lo prendono sicuramente dal produttore non da terze persone,e queste son le parole di Cristo,a tutti il necessario a nessuno il superfluo,chissà lui 2013 anni fa da chi  aveva imparato questa assurdità come molti oggi pensano sia ,forse dal quel mondo di cui lui  diceva  di venire  e di essere Re?

“Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”.

Sì ,forse è in quel regno di cui lui parla ,che vivono così,senza denaro,senza caporalati,senza persone  che vivono vendendo ciò che altri producono,persone che  qui in terra si sporcano le mani e si spaccano la schiena prendendo un salario da fame e di cui a volte non  basta per comperare le cose necessarie per vivere.

Sì forse è proprio nel  suo regno  che le persone  vivono avendo il necessario e mai  il superfluo,sarà proprio da lì  l’ esempio che Cristo ci ha portato.

Bianchin Francesca