''Vi spiego come funziona il riciclaggio''

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«Sono in grado di svelarvi i metodi del riciclaggio internazionale». È con questa premessa che Vito Roberto Palazzolo, sospettato da Giovanni Falcone di un ruolo chiave nel ripulire i soldi sporchi dei Corleonesi, ha iniziato un fitto dialogo con la Procura di Palermo. Una «trattativa» conclusasi ieri con la sentenza di estradizione di Palazzolo dalla Thailandia dove si trovava detenuto dal marzo scorso su richiesta dei magistrati palermitani. «Le vostre conoscenze sul riciclaggio sono molto indietro rispetto alla realtà», ha detto incontrando i pm palermitani Gaetano Paci e Antonio Ingroia. Alla fine di una battaglia diplomatica, la giustizia thailandese ha deciso: Palazzolo ritornerà in Italia per scontare una pena di nove anni per mafia. Una sentenza a cui il finanziere non intende opporsi e che apre una partita tutta da giocare tra Palazzolo e la Procura.
Origine siciliana e passaporto del Sudafrica dove è un ricchissimo impreditore, Palazzolo ha un obiettivo: ottenere la revisione del processo che nel 2009 lo ha condannato. «Per potermi difendere devo raccontare chi sono e cosa ho fatto nella mia vita di finanziere» ha piegato all’Unità pochi giorni prima della sentenza di estradizione. Una svolta che però non significa pentimento: il suo legale – l’avvocato Sarò Lauria – lo definisce «un dialogo alla luce del sole». E aggiunge: «Palazzolo potrebbe chiarire molti misteri italiani». Lui si dice fiducioso : «Ho chiesto io un dialogo rivolto a chiarire la mia situazione». Poi traccia una strada, quella della dissociazione: «Preferirei una legge basata sulla dissociazione sincera ed onesta, premiandola con sconti di pene». «Cosa possa diventare questo dialogo è ancora troppo presto per dirlo – conferma il pm Paci – ne riparleremo dopo il 20 gennaio quando Palazzolo tornerà in Italia». Top secret la destinazione e grande riserbo sui nomi che avrebbe citato nel corso dei colloqui con i magistrati. «In passato – aggiunge Paci – sono emersi rapporti tra Palazzolo e l’establishment italiano», ovvero con «numerosi esponenti politici imputati anche di gravi delitti di mafia come i contatti tra la sorella di Palazzolo e il senatore Dell’Utri». «Non conosco personalmente né Dell’Utri né Berlusconi», dice Palazzolo. Che sull’ex premier è tranchant. «Il suo programma era molto promettente ma alla fine molto fumo e niente arrosto, ci si attendeva un comportamento più consono alla sua posizione».

Ma chi è davvero Palazzolo? E di quali misteri sarebbe a conoscenza? Nato a Terrasini in provincia di Palermo 66 anni fa, fin dai tempi del Maxiprocesso è sospettato di aver «ripulito» i soldi sporchi di Provenzano e Riina. Lui si definisce un self-made-man, cita Marx e Gramsci, ha lavorato nell’alta finanza tra la Svizzera e Wall Street e persino come consulente finanziario per la CDU di Helmut Kohl. Prima di essere assolto per mafia nel 1992 rimedia una condanna in Svizzera per riciclaggio. «Non ho mai conosciuto Riina o Provenzano – dice – La Svizzera era una macchina di lavaggio di fondi illegali in tutto il mondo. Non potevo conoscere l’origine dei movimenti della mia finanziaria. Nessun operatore si pone certe domande». Secondo l’FBI e le indagini di Falcone quei fondi provenivano dalla Pizza Connection, un gigantesco traffico di droga nella mani di Cosa nostra. «Le finanziarie – spiega Palazzolo – lavorano nel “mercato parallelo” per le operazioni che ufficialmente non possono essere eseguite dalle banche, per questo sono stato sacrificato dietro pressioni dirette alle banche svizzere». Ne cita una, il Credito Svizzero. «A Lugano – racconta – gestivo circa 1,7 miliardi di dollari. Di questi, solo 28 milioni rappresentavano i capitali per cui mi hanno condannato. Non sapevo da dove provenivano quei soldi». Dopo aver scontato la pena nel paese elvetico e aver rifiutato l’immunità proposta dal Fbi e dallo stesso Falcone, Palazzolo scompare e cambia nome, diventa Von Palace, si risposa e in pochi anni diventa un ricchissimo imprenditore in Sudafrica: miniere, acque minerali, aziende agricole. Per i magistrati è il «diavolo» della finanza nera della mafia siciliana, ma i tentativi di estradarlo falliscono tutti. Fino a ieri. E chissà se i magistrati si troveranno di fronte ad un «Buscetta dei colletti bianchi» e se Palazzolo vorrà fare luce su alcuni misteri di mafia e non solo. Lui però ribadisce: «Non mi pongo il problema su chi può avere paura di un mio ritorno in Italia».

Articolo già pubblicato sull’Unità del 21/12/12

Tratto da: cadoinpiedi.it