Giustizia e verità sulle stragi di Stato: 150.000 firme per difendere i magistrati

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Marina di Pietrasanta (Lu). L’impatto è decisamente forte. Migliaia di persone in piedi che applaudono ininterrottamente per alcuni minuti due magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Antonio Ingroia e Nino Di Matteo osservano con grande emozione i volti sorridenti di tanti uomini e donne venuti da tutta Italia.

L’immagine dell’auditorium immerso nel parco della Versiliana restituisce il senso del riscatto della parte sana di questo Paese di fronte ai molteplici tentativi di occultamento della verità perpetrati da un sistema criminale attraversato trasversalmente da gran parte della politica e da buona parte dei media. Sul palco c’è anche la signora Margherita Siciliano che con la sua lettera del 9 agosto scorso al Fatto Quotidiano ha stimolato la raccolta firme in sostegno dei magistrati sotto assedio delle procure di Palermo e Caltanissetta. La soglia delle 150.000 firme è stata superata. Un risultato straordinario, incredibilmente ottenuto nel periodo più “caldo” delle ferie. Una lista lunghissima di nomi e cognomi racchiusi in una chiavetta usb viene consegnata direttamente ad Ingroia e Di Matteo. La gente continua ad applaudire. Il direttore del Fatto, Antonio Padellaro, spiega in sintesi l’excursus di una vera e propria maratona in sostegno di quei magistrati costantemente attaccati dal più becero dei poteri impersonato dai tanti sepolcri imbiancati delle istituzioni e del sistema dell’informazione. Ed è proprio partendo dal ruolo del “quarto potere” che Marco Lillo, moderatore del dibattito “1992-2012. Due anni di stragi. Venti di trattativa”, cita l’intervista all’ex ambasciatore americano in Italia Reginald Bartholomew pubblicata post mortem su La Stampa lo scorso 29 agosto. Un vero e proprio attacco alla procura di Milano attraverso le parole ben calibrate dell’ex ambasciatore che ricordava la stagione di Mani Pulite secondo il suo punto di vista. “Un pool di magistrati di Milano – aveva sottolineato Bartholomew – che nell’intento di combattere la corruzione politica dilagante era andato ben oltre, violando sistematicamente i diritti di difesa degli imputati in maniera inaccettabile in una democrazia come l’Italia, a cui ogni americano si sente legato”. Per Giancarlo Caselli quella “violazione dei diritti” è “tutta da dimostrare”, il procuratore di Torino evidenzia il bieco obiettivo di quell’intervista pubblicata su uno dei più importanti quotidiani italiani. Il falso “scoop” di Panorama relativo alla “ricostruzione” delle telefonate tra Nicola Mancino e Giorgio Napolitano è un ulteriore emblema della falsificazione e della strumentalizzazione delle notizie finalizzate a preparare il terreno per la delegittimazione e l’isolamento di quegli stessi magistrati sotto assedio. Gli editoriali deliranti di Eugenio Scalfari contro la procura di Palermo rappresentano per Caselli una “storia che si ripete”. Di fatto nei confronti del procuratore di Torino restano scritte le leggi contra-personam mirate alla sua esclusione (di fatto avvenuta) alla poltrona di Procuratore nazionale antimafia. “Non mi hanno mai perdonato di avere processato il ‘divo’ Giulio” afferma l’ex procuratore di Palermo mentre gli applausi quasi sovrastano la sua voce. festa-fatto-interna-acfb3E’ la volta di Nino Di Matteo che reclama forte l’importanza di una “attenzione morale” su quello che sta avvenendo sottolineando la “necessità di fare di tutto per cercare la verità e per arrivare a una giustizia che sia veramente uguale per tutti come la nostra Costituzione ci impone”. Per il pm palermitano sono infamanti le accuse di “eversione che giornalisti e politici hanno rivolto al pool della Procura di Palermo”, perché “esecutori di un ricatto al capo dello Stato”. Invettive mirate unicamente contro chi indaga per scoprire chi e perché ha trattato con Cosa Nostra. “Invettive accompagnate da un silenzio assordante rotto da poche isolate voci di politici, dal silenzio del Csm. E silenzio assordante da parte degli organismi come l’Anm”. Le oltre 150.000 firme sono state quindi “lo stimolo più autentico e più importante”. Impossibile non citare la strumentalizzazione sulla riforma della legge sulle intercettazioni. Di Matteo ribadisce che non c’è stata alcuna fuga di notizie ma solo “mistificazione e mala fede”. “Non c’è nessuna necessità di cambiare questi strumenti normativi, sono stati e sono fondamentali. Non utili, ma fondamentali per tutte le inchieste che hanno riguardato la mafia“. Che invece “vuole il silenzio, non vuole che le sue conversazioni vengano fuori”. Il pm evidenzia amaramente come dalla parte della politica ci si aspetterebbe un “salto di qualità e io continuo a non vederlo, se ancora non si riesce nemmeno ad applicare quanto prevede la convenzione di Strasburgo del 1999 sulla corruzione che servirebbe a rendere efficace un sistema che oggi è destinato al fallimento; la prescrizione troppo breve”. Il cuore del problema ruota inevitabilmente attorno al rapporto mafia-politica . “Il reato di voto di scambio – spiega Di Matteo – è previsto solo se c’è la certezza di un passaggio di denaro. La criminalità organizzata non ha bisogno di soldi, ma di un candidato che gli prometta favori e interessamenti per gli appalti”. Su tutto questo servirebbe la volontà politica, “ma io credo che questa volontà politica non ci sia”. Dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio la magistratura aveva chiesto un passo in avanti della politica “ma non un rigo ne è seguito”. L’abbraccio della folla della Versiliana si fonde in un lunghissimo applauso che accoglie di seguito l’intervento di Antonio Ingroia. “Quello che è emerso da tanti processi (Dell’Utri, le indagini sulla trattativa e anche il processo di Firenze) credo sia la chiave interpretativa per le pressanti campagne di stampa e prese di posizioni politiche”. Ingroia spiega come si sia verificata una vera e propria “aggressione alla procura di Palermo e delle fonti di prova che la stessa ha utilizzato in questi processi. Alcuni artefici della campagna di disinformazione sanno bene che sullo sfondo non c’è solo la verità relativamente a un manipolo di mafiosi sanguinari che cercava di estorcere un allentamento del 41 bis, ma quello che si è sviluppato. E’ stato un confronto a colpi di bombe, stragi criminali con il nuovo che stava avanzando”. Il pm palermitano illustra minuziosamente come siamo di fronte ad “un nuovo patto di convivenza tra mafia e politica, che sono poi le dinamiche che hanno dato luogo alla seconda Repubblica. I fenomeni dilaganti di corruzione e collusione – ribadisce Ingroia – non sono un fatto casuale o accidentale o il declino morale di un Paese, ma la conseguenza di quel patto, un nuovo patto di convivenza per un lasciapassare per i poteri criminali e mafiosi. E’ scandaloso che in 20 anni nessuna commissione parlamentare di inchiesta abbia cercato di affrontare la verità sul piano politico e storico di quel terribile biennio”. E la commissione Pisanu è “andata al traino” di quelle penali. pm-palermo-raccolta-firme-interna0“Siamo convinti che questi italiani che hanno firmato non hanno firmato tanto per difendere noi, non per difendere la procura di Palermo. Non sono firme contro il Quirinale, né per alimentare la contrapposizione con il Quirinale. Sono firme per tutelare lo Stato e i cittadini che vogliono essere cittadini di una democrazia, di una vera democrazia dove si riesca a voltare pagina, ad abbandonare ahimè la lunga e triste storia di verità dimezzate, di verità negate su tante stragi che hanno insanguinato il nostro paese. Verità negata a causa dei tanti dei troppi depistaggi, all’interno delle istituzioni e dagli apparati delle istituzioni e a volte dalla
timidezza della politica. Grazie a tutti voi, sono firme per la verità e per la giustizia. Tanti, troppi familiari delle vittime chiedono giustizia”. Più volte la voce del magistrato che si appresta a partire per il Guatemala viene interrotta da uno scroscio di applausi. “La mafia è un sistema di potere criminale, ha la sua forza dentro i piani alti delle società e pezzi delle istituzioni politiche. Per questa ragione abbiamo bisogno di voi. Non è questione di ricerca di consenso, è necessario che la gente sappia la verità non solo giudiziaria, ma quella storica e politica. Non è questione di addetti ai lavori – sottolinea il magistrato – sappiamo bene che nel buio e nel silenzio si commettono le più grandi nefandezze. Io credo che la posta in gioco sia alta, la campagna di stampa, di denigrazione contro la procura di Palermo nasce da interessi e obiettivi inconfessabili. Si vuole fare piazza pulita di Palermo e delle chances di verità su quella stagione e delle intercettazioni. Abbiamo fatto la nostra partita, abbiamo fatto il nostro lavoro. Abbiamo concluso la nostra indagine. Sarà un processo lungo, dei giudici valuteranno se le prove saranno sufficienti. Sappiamo, siamo consapevoli che non è emersa ancora tutta la verità su quella stagione. Abbiamo bisogno del vostro sostegno, dell’attenzione. Che i riflettori siano sempre accessi. Ad oggi in queste condizioni, questo è il massimo risultato”. Nel solco di quanto precedentemente esposto da Di Matteo lo stesso Ingroia invoca una legge che punisca lo scambio di favori tra mafia e politica, così come una legge sull’autoriciclaggio. L’appello finale rivolto alla parte sana di questo nostro disgraziato Paese scalda gli animi di tutti i presenti. “Tocca a voi – afferma con profonda convinzione –  non essere tifosi e spettatori. Dovete cambiare questo ceto politico, questa classe dirigente perché io credo che per voltare pagina bisogna smetterla con questa politica di convivenza con la mafia che ha caratterizzato tutta la storia del nostro paese”. Per poi concludere: “Capisco che il libro dei sogni ha troppe pagine, ma sappiate che il vostro futuro è nelle vostre mani. Coraggio”. Migliaia di persone esplodono in un applauso liberatorio. Nell’aria si respira voglia di riscatto, indignazione, sete di giustizia e verità. La verità sugli attacchi ai magistrati e sull’ennesimo tentativo di occultamento viene ricostruita da Marco Travaglio attraverso un’attenta ed efficacissima analisi. Immediate arrivano le polemiche nei confronti di Ingroia accusato di essersi così preparato la sua discesa nell’agone politico. La risposta ai vari complici e servi del potere criminale che cerca di sferrare il colpo di coda nei confronti dei veri servitori dello Stato-stato è racchiusa nel  testamento morale di Paolo Borsellino: “La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più forte di qualsiasi lupara, è più affilata di un coltello”.

Fonte:Antimafiaduemila