La Torre, nuove indagini 30 anni dopo il delitto

 

Di Aaron Pettinari – 11 giugno 2012

E’ stata riaperta trent’anni dopo, l’indagine sull’omicidio del segretario regionale del Pci Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo, uccisi a Palermo il 30 aprile 1982. A deciderlo la Procura del capoluogo siciliano, che ha raccolto gli appelli lanciati da intellettuali e giuristi sui possibili mandanti esterni del delitto.

A quanto è dato sapere i magistrati vogliono anche approfondire una circostanza precisa, riguardante cinque professori universitari, che avrebbero dovuto studiare le carte che La Torre, qualche giorno prima di morire, voleva affidare loro. Il silenzio dei cinque testimoni è durato per 25 anni e continua ancor oggi. Di questo incontro, fino al 2007 quando fu svelata da Tano Gullo su La Repubblica, non se ne sapeva nulla, ed ora l’avvocato Armando Sorrentino e il giornalista Paolo Mondani sono tornati ad approfondire il giallo, nel libro “Chi ha ucciso Pio La Torre?” (Castelvecchi editore), tramite un’intervista anonima. A quanto pare La Torre voleva mettere a disposizione degli esperti atti riservatissimi, relativi agli strumenti di comunicazione dell’epoca (anni ’70-’80) di boss come Luciano Liggio, Toto’ Riina, Bernardo Provenzano. “L’impalcatura dei pizzini”, che avrebbe forse potuto chiarire – secondo quanto l’esponente politico disse nel corso di una riunione segreta con i professori di area comunista – misteri come la strage di Portella della Ginestra e la “rete di rapporti tra mafia e Stato, che esisteva allora ed esiste anche oggi”. Una domanda a questo punto sorge spontanea: perché nessuno degli interessati ha mai parlato prima? Il primo atto che il pool coordinato dai procuratori aggiunti Ignazio De Francisci e Antonio Ingroia compirà, sarà l’identificazione e l’audizione di uno dei docenti, abitante nella zona di Catania, intervistato dagli autori del libro. I dibattimenti hanno finora individuato i killer, gli esecutori materiali e i mandanti mafiosi del duplice delitto di piazza Turba. Ma il movente ed eventuali responsabilità esterne sono sempre rimasti nell’ombra.

Fonte:Antimafiaduemila