La primavera dei martiri di mafia

agostino-vincenzo-mogliedi Lorenzo Baldo – 21 marzo 2012 –

Palermo.Lo sguardo pensieroso del giovane Nino Agostino si poggia velocemente sulle persone che arrivano davanti alla Bottega della Legalità in Piazza Politeama. Sua madre è la sorella del poliziotto Nino Agostino ucciso il 5 agosto 1989 insieme a sua moglie Ida Castelluccio incinta di pochi mesi. Nel nome e nell’atteggiamento di questo ragazzo vibra forte quella richiesta di giustizia che si intravede ugualmente nei volti dei familiari delle vittime di mafia venuti a ricordare i 900 nomi e oltre dei martiri di tutte le mafie.

Dopo il grande successo della manifestazione di Libera che si è svolta a Genova lo scorso 17 marzo in ogni parte d’Italia i vari coordinamenti di Libera si sono ritrovati per rileggere quei nomi mantenendo fede ai due principi tanto cari a Don Ciotti: “Impegno e responsabilità”. Ed è nel solco di quella scelta di vita intrapresa tanti anni fa dal fondatore del Gruppo Abele che Flora Agostino comincia a leggere la prima decina di nomi chiedendo, a nome dei tanti familiari sparsi per l’Italia, di non essere lasciati soli in questa ricerca di giustizia “piena e assoluta”. Uno dopo l’altro è come se le storie di questi uomini, donne e bambini si racchiudessero dentro vocali e consonanti pronunciate da giovani, meno giovani e in alcuni casi dagli stessi parenti. Dignità e pretesa di giustizia sono tangibili nella presenza di chi ha perso un padre, un figlio, un fratello ed è lì che li ritrovi insieme ad alcune decine di palermitani che si fermano in segno di rispetto. “Il 21 marzo, primo giorno di primavera – ricorda don Ciotti nella sua lettera –, è il simbolo della speranza che si rinnova ed è occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace”. Un lungo applauso conclude la lettura degli ultimi nomi dopodichè viene chiesto un minuto di silenzio. Poco più in là la piazza rumoreggia. Emilia Catalano, la mamma del caposcorta di Paolo Borsellino, non ha più lacrime, si guarda attorno, la madre dell’agente Antonino Agostino è a pochi metri di distanza, vicino a lei c’è suo marito Agostino dalla inconfondibile barba bianca. Quel dolore che li accomuna non avrà mai fine, ma il fatto di essere riusciti a non soccombere sotto il peso del lutto trasformandolo invece in testimonianza e richiesta di giustizia rappresenta a suo modo una vittoria su Cosa Nostra. Insieme a loro spiccano altri familiari mischiati tra la gente comune: il figlio e il nipote del procuratore Pietro Scaglione e il figlio del giudice Gaetano Costa, il nipote di Paolo Borsellino, il padre e il fratello dell’agente di polizia Emanuele Piazza, il figlio del giornalista Mario Francese, nonché fratello di Giuseppe, anch’egli vittima di mafia, Maria Cristina Scuderi, figlia di una delle vittime di Montagna Longa, il nipote di Placido Rizzotto ed altri ancora. A ricordare che la richiesta di giustizia e verità deve appartenere ad un intero popolo. Prima che l’indifferenza e la complicità abbiano il sopravvento sulla memoria e sull’impegno.

Info: libera.it