Mentana: “Dopo Santoro gli editori

Enrico Mentana ha risollevato La 7 con il telegiornale, cercava la spinta definitiva con Santoro: “Mi sarebbe piaciuto avere Michele fra di noi, avrebbe fatto la stessa cosa, più o meno l’ascolto di Servizio Pubblico. Mi rendo conto che, però, così entra nella storia televisiva italiana. É salito sul podio di prima serata senza dover ringraziare noi, Rai, Sky o Mediaset”.

Direttore, l’ha visto giovedì?
Certo. Non potevo mancare.

E Piazza Pulita?
Anche.

Poteri soprannaturali.
No, semplici strumenti di una redazione. Sono rimasto in ufficio per vederli insieme. Non faccio pagelle né confronti. Faccio un commento senza giudicare. Credo che in televisione ci sia posto per tutti.

Cos’è cambiato con Servizio Pubblico?
Il duopolio è in frantumi. Non è più onnipotente. Non decide chi va in onda e chi va a casa. Quando Media-set mi ha cacciato, sono stato a spasso per un anno e mezzo. L’esperienza di La 7 ha dimostrato che si può lavorare anche fuori dal circuito di viale Mazzini e del Biscione. Ma con Santoro facciamo un grosso passo avanti.

Perché?
Lui è stato costretto a lasciare la Rai, può pensare che qualcuno si sia adoperato per tenerlo fuori dai canali tradizionali, ed è riuscito comunque a organizzare una squadra e tornare in tempi brevi. Se un giorno il mercato dovesse impazzire, come a volte capita, si può sempre trovare una via di fuga: assemblare tecnologia ed emittenti regionali e creare un palinsesto che risponde a un tipo di opinione pubblica con una rapporto di fiducia che funziona per l’Auditel e per la pubblicità.

Viene prima il telespettatore e poi il programma?
Davvero Santoro ha presentato Servizio Pubblico assieme a centomila persone, che l’avranno visto, che l’avranno diffuso. I centomila sono i missionari del programma. Non importa dove versi il tuo vino, se nel bicchiere di cristallo o di plastica, ma è necessario che ci sia un gruppo di persone che chiede quel prodotto ed è consapevole che può consumarlo ovunque e in qualsiasi momento. Il particolare è prezioso, può essere sfruttato per tutti noi. Mi viene in mente un’altra similitudine…

Qualcuno dice comunità.
No, io immagino che se puoi pregare anche a casa o dove ti pare, i luoghi di culto, in questo caso Rai o Mediaset, perdono l’esclusività del messaggio. Se c’è gente che si mobilita per ottenere una trasmissione, significa che il duopolio ha perso potere. Non ha più valore il canale, al pubblico interessa la trasmissione.

I telespettatori possono costruirsi la propria televisione?
Santoro ha creato un precedente sapendo che le televisioni generaliste sono un modello superato. All’inizio c’era un canale, e ti accontentavi di qualsiasi cosa, poi arrivano sei o sette reti e allora può selezionare il menù con il telecomando. Adesso puoi chiedere e ricevere quel singolo giornalista o protagonista.

Funziona soltanto per l’informazione?
Anche Fiorello che fa varietà, e dunque si rivolge a un pubblico generalista per eccellenza, potrebbe funzionare con la multi-piattaforma. Il telespettatore può fare il palinsesto che vuole senza sopportare le decisioni di un proprietario-padroni, diventa l’editore principale.

L’interattività, i sondaggi, le opinioni in diretta le piacciono? Non credo che la televisione sia morta, per qualità resta il mezzo primario. La Rete gioca il suo ruolo, ma faccio un discorso di comodità: perché guardare per tre ore un piccolo schermo se puoi accendere un plasma? La televisione è anche condivisione di emozioni, internet è per una fruizione solitaria. Non c’è bisogno di sfoghi personali in Servizio Pubblico, conosci i ragazzi che ti seguono. La cosa più forte di Santoro non è la chiamata referendaria.

E cosa?
É una tavolozza con tanti colori potenti: lo studio, la regia, gli ospiti, i servizi. Stava bene la struttura completa, stava benissimo Santoro. Io volevo trasmettere il suo programma su La 7, gliel’ho chiesto durante il mio telegiornale, mi ha risposto che forse era troppo tardi.

Fonte:Ilfatto