Sul tavolo del Senato intercettazioni Vizzini – Lapis

di Silvia Cordella – 21 ottobre 2011

vizzini_carlo_web.jpg

Dopo la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’on. Saverio Romano inviata alla Camera, ieri il gip di Palermo Piergiorgio Morosini ha inviato anche al Senato un’istanza per poter utilizzare le intercettazioni del tributarista Gianni Lapis con il senatore Carlo Vizzini, indagato per corruzione aggravata insieme al Ministro dell’Agricoltura e all’ex senatore Salvatore Cuffaro, già in carcere per i suoi favori alla mafia.

L’accusa a carico di Vizzini, così come degli altri esponenti politici, è quella di aver intascato tangenti in cambio dei suoi buoni uffici alla società del gas di don Vito Ciancimino, un’azienda che per vent’anni si è accaparrata lavori di metanizzazione, fuori e dentro la Sicilia, grazie al controllo dell’ex sindaco di Palermo e di Bernardo Provenzano.. 
Il giudice, ritenendo “rilevanti” i dialoghi tra Vizzini è Gianni Lapis, l’amministratore che secondo l’accusa curava per conto di don Vito gli interessi di famiglia all’interno della società, ha chiesto al Senato di acconsentire l’approfondimento di un’indagine dai risvolti importantissimi, tesa a chiarire dietro quali accordi l’ex sindaco democristiano, anche dopo la sua morte, continuava ad essere al centro di grossi affari nel circuito nazionale ed estero. Le intercettazioni telefoniche tra Lapis e il senatore del Pdl registrate tra il 2003 e il 2004 sarebbero 40 in tutto. Dialoghi che, riletti alla luce delle dichiarazioni rese in questi mesi dello stesso Lapis, Massimo Ciancimino e dall’avvocato Giovanna Livreri (ex legale della fam. Brancato, altro gruppo azionista della Gas) prospetterebbero, secondo il giudice, “un sistema affaristico-politico-mafioso” attorno alla Compagnia siciliana del gas. 
Scrive il gip, che nel “materiale investigativo oggetto di valutazione, la corruzione sarebbe il principale terreno dove si costruiscono le alleanze tra politici, amministratori, imprenditori e boss mafiosi». In particolare, per quanto riguarda il senatore Vizzini, secondo la tesi dell’accusa, “nello svolgimento delle sue funzioni pubbliche si sarebbe messo al servizio degli interessi delle predette società in ogni attività nella quale fosse richiesto, così violando, tra gli altri, i doveri di probità e imparzialità tipici della funzione esercitata”. “Queste conversazioni – scrive il gip nel provvedimento – se lette alla luce delle successive deposizioni di Ciancimino, Lapis e Livreri sembrano fare emergere che, dopo la vendita della società (a gennaio 2004, ndr) in questione alla spagnola Gas Natural, alcuni politici, tra cui gli onorevoli Romano, Cintola e Vizzini, avevano ricevuto compensi in denaro”. Per il giudice “lo scambio di favori tra Lapis e Vizzini non pare coinvolgere solo la dimensione ‘romanà della politica ma si propone anche per vicende legate alle attività degli organismi rappresentativi della regione Sicilia e per attività del gruppo gas oltre in confini nazionali». 
Accuse che il senatore respinge affermando di non voler “nascondersi dietro a nessun privilegio  e confermando la sua volontà affinché “quelle intercettazioni siano utilizzate”. “Avevo un credito nei confronti del professore Lapis – ha spiegato – su questo ho indicato quattro testimoni sentiti dai carabinieri: un medico, un giornalista, un dirigente di un ente pubblico e un ingegnere. Nel 1994 consegnai a Lapis 140 milioni di lire che vennero investiti in azioni nel Fondo Imi 2000. L’anno dopo mi fornì documentazione bancaria sul numero delle azioni e i soldi erano diventati 163 milioni”. “Nel 2001 – ha aggiunto – mi candidai alle elezioni nazionali e chiesi a Lapis i soldi. Sono anche andato da Lapis con un avvocato civilista nell’aprile del 2002 e il tributarista mi disse che aveva venduto i titoli nel 1997 perchè essendo stato sindaco della cassa di risparmio aveva paura che fossero sequestrati. Intanto i fondi, reinvestiti, erano diventati 182 milioni di lire. In quell’occasione Lapis fece i conti e segnò la cifra di 156mila dollari americani, dicendo che me li avrebbe dati il mese successivo. Li ebbi solo un paio d’anni dopo. Non c’è nessuna tangente, nessun illecito”. Ma le intercettazioni della Procura appaiono circostanziate e riferibili anche ad altre vicende. Nella sua ordinanza il gip scrive: “Nel maggio 2004 Lapis e Ciancimino non erano riusciti a ottenere un’autorizzazione al volo per seguire una manifestazione internazionale di windsurf in svolgimento nel Golfo di Mondello a Palermo ospitando una troupe televisiva della Rai a bordo degli elicotteri della loro società ‘Air Panareà. Si trattava di un evento sportivo di una certa rivelanza” e per questo motivo “il 17 maggio 2004 Lapis chiede un intervento in merito a Carlo Vizzini che si mette a disposizione”. “Dovevo darti un foglietto per una cosa che può darsi che tu riesca a fare, una cretinaggine che ha fatto la Prefettura”, dice Lapis a Vizzini. Quest’ultimo risponde: “Va bene, chiamiamo il Prefetto domani non è… fammi un appuntino ben fatto”. Il mattino seguente Ciancimino chiede a Lapis se, per il loro problema si fosse rivolto a Vizzini e “il professore (Lapis ndr) lo tranquillizza – scrive ancora il gip – rispondendo di averlo già contattato e di avergli appena inviato un appunto a Roma, così come aveva effettivamente fatto”. “Dopo un’ora – si legge nel rapporto –  Vizzini contatta il professore  a cui conferma di avere fatto leva sul Prefetto di Palermo motivando che la troupe apparteneva alla tv di Stato e che questi, malgrado avesse spiegato al senatore che vi era una questione di sicurezza e di responsabilità da assumersi in caso di incidenti, aveva comunque assicurato un intervento con il Questore di Palermo”. “Ho parlato con il Prefetto – dice Vizzini a Lapis senza sapere di essere intercettato – mi ha fatto centomila storie e io alla fine gli ho detto, dico tutto quello che dice lei è giusto a me la cosa che mi ha spinto a telefonare e che e… il lavoro viene fatto per la concessionaria pubblica cioè per la tv di Stato”.