Oggi come ieri, ieri come oggi

a cura di Claudio Martini – appelloalpopolo.it.

.francialotteclasse

La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.

Il testo che segue è tratto da Le lotte di classe in Francia, pubblicato da Karl Marx nel 1850. Gustatevelo tutto.. (C.M.)

Dopo la rivoluzione di Luglio il banchiere liberale Laffitte, accompagnando il suo compare, il duca di Orleans, in trionfo all’Hotel de Ville, lasciava cadere queste parole: “D’ora innanzi regneranno i banchieri“. Laffitte aveva tradito il segreto della rivoluzione.

 

Sotto Luigi Filippo non era la borghesia francese che regnava, ma una frazione di essa, i banchieri, i re della Borsa, i re delle ferrovie, i proprietari delle miniere di carbone e foreste (..)- la cosiddetta aristocrazia finanziaria. Era essa che sedeva sul trono , che dettava leggi nella Camera, che distribuiva gli impieghi dello Stato, dal ministero allo spaccio di tabacchi.

La borghesia industriale propriamente detta formava una parte dell’opposizione ufficiale, era cioè rappresentata alle camere come minoranza. La opposizione si presentava in modo tanto più deciso, quanto più nettamente si sviluppava il dominio esclusivo dell’aristrocrazia finanziaria e quanto più essa stessa (..) si immaginava  fosse assicurato il dominio sulla classe operaia. Grandin, industriale di Rouen, il più fanatico portavoce della reazione borghese tanto nell’Assemblea nazionale costituente quanto in quella legislativa, era nella camera dei deputati il più violento avversario di Guizot.(..)

Il disagio finanziario rese sin dall’inzio la monarchia di luglio dipendente dalla grande borghesia, e la sua dipendenza dalla grande borghesia fu la sorgente inesauribile di un crescente disagio finanziario. Impossibile subordinare l’amministrazione dello Stato all’interesse della produzione nazionale senza ristabilire l’equilibrio nel bilancio, l’equilibrio tra le uscite e le entrate dello Stato. E come stabilire questo equilibrio senza limitare le spese dello Stato, cioè senza vulnerare gli interessi che erano altrettanti sostegni del sistema dominante, e senza riordinare la ripartizione delle imposte, cioè senza rigettare una parte notevole del peso delle imposte sulle spalle della grande borghesia stessa?

L’indebitamento dello Stato era, al contrario, l’interesse diretto della frazione della borghesia che governava e legiferava per mezzo delle Camere. Il disavanzo dellao Stato era infatti il vero e proprio oggetto della sua speculazione e la fonte principale del suo arricchimento. Ogni anno un nuovo disavanzo. Dopo quattro o cinque anni un nuovo prestito. E ogni nuovo prestito offriva all’aristocrazia finanziaria una nuova occasione di truffare lo Stato che, mantenuto artificiosamente sulla soglia della bancarotta, era costretto a contrattare con i banchieri alle condizioni più sfavorevoli. Ogni nuovo prestito era una nuova occasione di svaligiare lo Stato, mediante operazioni di Borsa al cui segreto erano iniziati il governo e la maggioranza della Camera.

In generale la situazione instabile del credito pubblico e il possesso dei segreti dello Stato offriva i banchieri e ai loro affiliati nelle Camere e sul trono la possibilità di provocare delle oscillazioni straordinarie, improvvise, nel corso dei titoli di Stato; e il risultato costante di queste oscillazioni non poteva essere altro che la rovina di una massa di capitalisti più piccoli e l’arricchimento favolosamente rapido dei giocatori in grande.(..) Le enormi somme che in tal modo passavano per le mani dello Stato davano inoltre l’occasione a contratti di appalto fraudolenti, a corruzioni, a malversazioni, a bricconate d’ogni specie.

Lo svaligiamento dello Stato, che si in faceva grande coi prestiti, si ripeteva al minuto nei lavori pubblici. I rapporti tra la Camera e il governo si moltiplicavano sotto forma di rapporti tra amministrazioni singole e singoli imprenditori.

Al pari delle spese pubbliche in generale e dei prestiti dello Stato, la classe dominante sfruttava le costruzioni ferroviarie. Le Camere addossavano allo Stato i carichi principali e assicuravano la manna dorata alll’aristocrazia finanziaria speculatrice. Ci si ricorda degli scandali che scoppiarono alla Camera dei deputati, quando il caso fece venire a galla che tutti quanti i membri della maggioranza, compresa una parte dei ministri, partecipavano come azionisti a quelle medesime costruzioni ferroviarie che essi facevano poi, come legislatori, eseguire a spese dello Stato.

La più piccola riforma finanziaria, invece naufragava di fronte all’influenza dei banchieri. Così, ad esempio, la riforma postale. Rothschild protestò contro di essa. Poteva lo Stato ridurre delle sorgenti di reddito da cui egli ricavava gli interessi del suo debito sempre crescente?
La monarchia di luglio non era altro che una società per azioni per lo sfruttamento della ricchezza nazionale francese, società i cui dividendi si ripartivano fra i ministri, le Camere, 240 mila elettori e il loro seguito.(..)

Mentre l’aristocrazia finanziaria faceva le eleggi, dirigeva l’amministrazione dello Stato, disponeva di tutti i pubblici poteri organizzati, dominava l’opinione pubblica coi fatti e con la stampa, in tutti gli ambienti, dalla Corte al Café Borgne, si spandeva l’identica prostituzione, l’identica frode svergognata, l’identica smania di arricchirsi non con la produzione, ma rubando le ricchezze altrui già esistenti.  Alla sommità della stessa società borghese trionfava il soddisfacimento sfrenato, in urto ad ogni istante con le stesse leggi borghesi, degli appettiti malsani e sregolati, in cui logicamente cerca la sua soddifazione la ricchezza scaturita dal gioco, in cui il godimento diventa crapula, e il denaro, il fango e il sangue scorrono a fiotti.

L’aristocrazia finanziaria, nelle sue forme di guadagno come nei suoi piaceri, non è altro che la riproduzione del sottoproletariato alla sommità della società borghese.
E le fazioni della borghesia francese che non erano al potere gridavano: corruzione! Quando nel 1847 sulle scene più elevate della società francese venenero pubblicamente rappresentati gli stessi spettacoli che regolarmente conducono il sottoproletariato nei bordelli, nei ricoveri di mendicità e nei manicomi, davanti al giudice, al bagno e alla ghigliottina, il popolo gridava:A bas le grand voleurs! A bas le assasins! La borghesia industriale vedeva compromessi i propri interessi, la piccola borghesia era moralmente sdegnata, la fantasia popolare si ribellava(..)

Lo scoppio del malcontento generale, il passaggio dal disagio alla rivolta venne infine accelerato da due eventi economici mondiali.

La malattia delle patate e i cattivi raccolti del 1845 e del 1846 accrebbero l’effervescenza generale nel popolo. Il rincaro della vita nel 1847 provocò in Francia, come sul resto del Continente, conflitti sanguinosi. Di fronte alle orge dell’aristocrazia finaziaria, le lotte del popolo pei mezzi di sussistenza elementari!(..)

Il secondo grave avvenimento economico che affrettò lo scoppio della rivoluzione fu una crisi generale del commercio e dell’industria in Inghilterra. Annunciata già nell’autunno 1845 dalla rovina in massa degli speculatori sulle azioni feroviarie, contenuta durante il 1846 da una serie di circostanze occasionali(..), essa scoppiò nell’autunno del 1847 colle bancarotte dei grandi mercanti coloniali di Londra, seguite immediatamente dai fallimenti delle banche agricole e dalle chiusure delle fabbriche nei distretti industriali inglesi. Non erano ancora cessate le ripercussioni di questa crisi sul Continente, quando scoppiò la rivoluzione.

Le devastazioni prodotte nel commercio e nell’industria dall’epidemia economica resero ancora più insopportabile il domino esclusivo dell’aristocrazia finanziaria. La borghesia d’opposizione iniziò in tutta la Francia l’agitazione dei banchetti per una riforma elettorale che avrebbe dovuto permettere di conquistare la maggioranza nelle Camere e di rovesciare il ministero della Borsa. (..) è noto come Guizot e e le Camere risposero alle proposte di riforma con una sfida aperta; come Luigi Filippo si decise troppo tardi per un ministero Barrot; come il popolo e l’esercito vennero alle mani; come l’esercito fu disarmato grazie al contegno passivo della Guardia Nazionale; come la monarchia di Luglio dovette cedere il posto a un governo provvisorio.

Fonte: http://www.appelloalpopolo.it/?p=4659.