Il Gip: Intercettazioni rilevanti

di Anna Petrozzi – 14 ottobre 2011
Image

 

 

 

Sono “rilevanti” le 25 conversazioni intercettate tra il tributarista Gianni Lapis e l’on. Saverio Romano, ministro dell’Agricoltura. Per questa ragione il gip Pier Giorgio Morosini ha richiesto “all’Onorevole Camera dei Deputati l’autorizzazione prevista dalla norma (art.6 comma 2 della legge 20 giugno 2003 n. 40)” per l’utilizzo delle intercettazioni e ha disposto la trasmissione degli atti alla stessa Camera dei Deputati. Secondo il Gip esaminare quelle telefonate sarebbe necessario per accertare se, come delineato dall’accusa, vi sia stato uno scambio di favori e denaro tra Gianni Lapis, Massimo Ciancimino e gli onorevoli Romano, Cuffaro (in carcere dopo la condanna a 7 anni per favoreggiamento a Cosa Nostra), Salvatore Cintola (deceduto lo scorso anno) e Calogero Vizzini per il quale si procede separatamente. (L’iter per la richiesta in Senato è d’obbligo differente).
Molti dialoghi captati dagli investigatori – scrive il Gip – “evidenziano che Lapis e Ciancimino puntavano all’appoggio di alcuni politici  per trarre maggiori benefici economico-finanziari alle loro attività”.
Al centro della questione ancora una volta il “Gruppo Gas”, gioiello di Vito Ciancimino (quello, per intenderci, che secondo gli insulti di Roberto Ciancimino al fratello Massimo non sarebbe mai esistito), per il quale Lapis, per conto del più piccolo dei figli di don Vito, avrebbe chiesto il sostegno di Romano “con la promozione di testi legge ed emendamenti ad hoc favorevoli alle operazioni economico-finanziarie” del gruppo sul piano fiscale e contabile. Mentre a livello regionale, in questo caso con l’aiuto di Cintola e Cuffaro,  l’appoggio era finalizzato ad “interferire e distrarre a proprio vantaggio i programmi relativi alla metanizzazione”.
Gli interventi sarebbero stati compensati con parte degli introiti incassati con la vendita della società in questione alla spagnola Gas Natural e – sempre secondo il gip- “allo stato (quelle dazioni ndr) non trovano spiegazione in causali alternative rispetto a quella della reciprocità di favori prospettata dall’organo dell’accusa”.
Inoltre durante tutte le fasi della transazione economica gli onorevoli Cintola, Romano e Vizzini “vengono messi al corrente di tutto, praticamente in tempo reale, ciò denotando un coinvolgimento molto forte da parte dei politici in questa operazione”..
Al paragrafo A) che indica le specifiche richieste all’onorevole Francesco Saverio Romano da parte del Professor Lapis è emblematico – scrive Morosini – il contatto del 3 dicembre 2003.
Lapis infatti chiama Romano mentre sono in corso i lavori Parlamentari, come rivelano i rumori di fondo, per chiedergli di inserire un emendamento nella legge finanziaria e per ottenere un’udienza al Ministero delle Attività produttive.

“LAPIS: C’è un emendamento che è stato presentato sembra stamattina
ROMANO: si, chi l’ha presentato?
LAPIS: sembra.. non … non lo sappiamo … l’ha presentato per conto delle municipalizzate …  per il metano
ROMANO: sì
LAPIS: eh … siccome vorremmo capire cos’è pe… e non dovrebbe interessare il settore privato … quindi … in tutti i casi se passa dovreste integrarlo …. Che non riguarda il settore privato
ROMANO: Ah …. Ho capito
LAPIS: o salvo le leggi regionali nostre
ROMANO: sì, comunque
(…)
LAPIS: perché va specificato meglio questo emendamento
ROMANO: eh fai una cosa …. Mandami un fax
LAPIS: ti mando un fax
ROMANO: al numero di Roma … 06
LAPIS: va beh …  aspetta me lo segno … aspetta… 06… (cade la linea)”

In una successiva conversazione del 15 gennaio 2004 il Professore Lapis parlava con Cintola il quale gli confermava la disponibilità del “Presidente” ad incontrarlo e lo rassicurava che gli emendamenti sarebbero stati presentati come gradiva, addirittura chiedendogli di prepararli “come emendamento non come lettera”.
Il riferimento è chiaramente a Cuffaro, il quale, pur di incontrarlo avrebbe spostato altri impegni: “Il giorno lui l’ha fissato, ha lasciato altre cose e viene su direttamente”.
Allo stesso modo Lapis ottiene, per il tramite di Romano, l’appuntamento al Ministero delle Attività Produttive presso il quale riesce ad entrare in possesso di alcune carte relative all’affare Graci-Ira Costruzioni- Sicilcassa che gli erano necessarie per affrontare un’udienza in tribunale come dimostra la conversazione intercettata con il suo avvocato Carlo D’Acunti.
Ma è nei paragrafi B e C che il gip affronta la questione più delicata, quello dello stanziamento e dalla consegna delle somme quali tangenti ai politici.
“Le conversazioni del 19 dicembre 2003 (tra Lapis e Cintola) del 23 dicembre (tra Lapis e Ciancimino) del 24 dicembre (tra Lapis e Cintola), del 30 dicembre (tra Lapis e Ciancimino) e del 31 dicembre (tra Lapis e Ciancimino) sono relative al modo in cui si stava definendo anche dal punto di vista contabile e bancario, il finanziamento delle somme da destinare ai politici”.
Il denaro prelevato dall’avvocato Ghiron dal conto elvetico “Mignon” per conto di Massimo Ciancimino per la cifra di 1.330.333 euro sarebbe poi stato infatti in parte impiegato per la corruzione.
Il 28 febbraio 2004 il Professor Lapis convoca Cintola e Romano per effettuare la consegna.

“LAPIS: (…) … senti ci vediamo… alle dodici in studio?
CINTOLA: eh… concreto sei…? Sì?
LAPIS:  si è logico… se no non ti faccio venire … ma scusa… non ti chiamo più non ti voglio più bene
CINTOLA: Gioia mia ti voglio bene
(…)
CINTOLA: aspetta … se dovessimo farlo nel pomeriggio per te va bene uguale?
LAPIS: eh … eh … fai venire pure Saverio così do un inca… un compito
CINTOLA: ma Saverio non sai cosa è gli è successo
LAPIS: che è successo?
CINTOLA: è successo che sua moglie mentre stava sciando in Val (inc.) ha preso una scivolata ed è ricoverata all’ospedale di Aosta con una vertebra completamente frantumata.”

E’ per questo motivo che dopo 3 giorni, il 3 marzo 2004, Lapis telefona a Romano per incontrarsi il giorno seguente nel suo studio dove, secondo gli inquirenti, sarebbe stato completato “il programma di pagamento di 3 tranches di denaro in contati ed in nero a favore dei tre citati esponenti politici”. In questo caso Morosini include anche Vizzini sebbene l’ordinanza non contenga i dettagli dell’avvenuta dazione.
Appare chiaro quindi perché il giudice non esita a parlare di un “comitato d’affari” dove si “collegano condotte di imprenditori spregiudicati, liberi professionisti a libro paga, amministratori corrotti, politici senza scrupoli votati ad una raccolta del consenso senza regole”.
Una spietata fotografia di un “sistema politico-affaristico-mafioso” ormai imperante, e non solo in Sicilia, a cui partecipa quale convitato di pietra ancora una volta Bernardo Provenzano. Non va scordato infatti che, stando alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, ma anche del collaboratore di giustizia Angelo Siino e dell’avvocato Giovanna Livreri, per anni legale di alcuni soci della Gas Gasdotti, l’azienda ricorreva al metodo dei subappalti per favorire le imprese mafiose e parte dei denari investiti da Vito Ciancimino era in realtà di pertinenza di Provenzano.
Ora la palla passa alla Camera che dovrebbe rendere utilizzabili le intercettazioni. Il clima non sembra proprio adatto dato che il Parlamento somiglia più ad un rifugium pecatorum che al cuore del potere di uno Stato democratico. Le carte parlano chiaro, se Romano avesse interesse a fare chiarezza dovrebbe essere il primo a chiedere di andare fino in fondo, dimettendosi ovviamente dal prestigioso incarico di un Ministro della Repubblica. Ma per ora un atteggiamento decoroso da parte di questa gente è pura fantasia.