Strage di Ustica: provato il depistaggio

di Maria Loi – 13 settembre 2011
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Palermo.  Sono passati 31 anni dal disastro aereo di Ustica, da quella notte in cui un Dc9 dell’Itavia precipitò in mare provocando la morte di 81 persone.

Con la sentenza pronunciata ieri, a conclusione di un’istruttoria durata circa tre anni, i ministeri della Difesa e dei Trasporti italiani, colpevoli di omissioni, negligenze e depistaggi nell’inchiesta sulla strage di Ustica, sono stati condannati dal Tribunale civile di Palermo a pagare cento milioni di euro ai parenti delle 81 vittime della strage. Quel 27 giugno 1980 l’aereo di linea Douglas DC-9 I-TIGI, appartenente alla compagnia aerea Itavia, si squarciò in volo senza avviso e scomparve in mare. Il disastro aereo si consumò nel cielo tra le isole di Ustica e Ponza. Alcuni aspetti della tragedia sono tuttavia ancora da chiarire. Dopo la conclusione dei tre gradi di giudizio,nel 2007 i familiari delle vittime decisero di chiedere il risarcimento danni per via civile. Ieri finalmente la pronuncia del giudice Paolo Proto Pisani ha rotto il muro di gomma che ruota intorno a questa tragedia.
All’indomani della sentenza è Daria Bonfietti, bolognese, presidente dell´associazione dei parenti delle vittime a parlare di  “una sentenza importante” perché “è stata riportata in primo piano la ricostruzione del giudice Rosario Priore e la conseguente sentenza di primo grado che ha condannato quattro generali dell´Aeronautica per alto tradimento, mentre altri sessanta dipendenti dei ministeri dei Trasporti e della Difesa, accusati di reati dalla falsità alla distruzione di atti, venivano assolti ma per prescrizione”. “Siamo andati a chiedere ai giudici se per questi comportamenti provati non ci fossero responsabilità dei datori di lavoro, i ministeri appunto. I giudici di Palermo hanno detto che questa responsabilità c´è”.
E proprio da Palermo potrebbe ripartire la ricerca della verità. La tesi degli avvocati della difesa  (Alfredo Galasso, Daniele Osnato, Massimiliano Pace, Giuseppe Incandela, Fabrizio e Vanessa Fallica, Gianfranco Paris) è che ci sia stato un missile all’origine della strage “probabilmente di nazionalità francese o statunitense” come alcuni testimoni, tra cui l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, hanno affermato durante il processo. “Ci si auspica vivamente – proseguono gli avvocati – che chi di dovere, nell’ambito delle proprie attribuzioni parlamentari, avvii ogni opportuna, ed a questo punto indefettibile, azione nei confronti della Francia e degli Stati Uniti affinché sia finalmente ammessa, dopo più di un trentennio, la responsabilità per il gravissimo attentato”. Secondo i legali della difesa anche dagli archivi libici potrebbero emergere informazioni utili a chiarire il mistero. 
L’unico a  sostenere la perizia della bomba (firmata da Aurelio Misiti, sottosegretario ai trasporti , che in sede di Cassazione venne smontata in quanto affetta da “tali vizi di carattere logico” da renderla “inutilizzabile” ndr) è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi che alla luce della sentenza della Tribunale di Palermo ha parlato di sentenza discutibile: “E’ un’interpretazione che respingiamo”.