Onu: Per la donna la strada verso l'uguaglianza è ancora lunga

NEW YORK, 6 luglio 2011- Ogni giorno per sei anni è stata costretta a subire le violenze del marito. Mai una parola del suo dolore fuori dalle mura domestiche. Nel 1983, dopo due tentativi di assassinio, Maria da Penha, una farmacista di un paese vicino a Rio de Janeiro, decide di ribellarsi e di denunciare il consorte al Tribunale Interamericano sui diritti civili. Grazie al suo coraggio, dal 2006 in Brasile è stata approvata una legge, chiamata con il suo nome, che riconosce come reato le violenze familiari.
Per “Un Women”, l’agenzia dell’Onu creata nel 2011 per difendere i diritti femminili, è proprio da questo esempio che si deve partire per migliorare le condizioni delle donne in tutto il mondo. Dopo un anno di attività, l’ex presidente cileno Michelle Bachelet, ora a capo dell’organizzazione, ha presentato il primo rapporto che delinea i progressi fatti in questo campo.


Centotrentanove Paesi
oggi hanno nelle loro costituzioni articoli che garantiscono l’uguaglianza. Dall’Africa all’America, in altrettanti Stati la violenza domestica è considerato un reato. La legislazione di più di cento Stati inoltre prevede pari retribuzione per uomini e donne. Oggi il suffragio universale è riconosciuto in tutto il mondo. Cento anni fa, nel 1911, solo la Finlandia, la Nuova Zelanda e l’Australia concedevano al sesso femminile il diritto di voto.
Nonostante questi dati positivi la realtà è ancora molto lontana dal concetto di pari opportunità. 603 milioni di donne vivono infatti in quei Paesi dove la violenza domestica non è considerata un crimine. A livello mondiale, il 30% delle lavoratrici guadagna molto meno dei loro colleghi uomini e tra di esse il 53% non ha sufficienti tutule in ufficio.
“La strada è ovviamente ancora lunga. “Un Women” da sola non puo’ fare niente. Spetta infatti ai governi attuare delle leggi che permettano di rimuovere gli ostacoli di – spiega la Bachelet- La nostra agenzia pero’ ha il compito di lavorare con le amministrazioni e aiutarle a trovare nuove vie e strategie di azioni”. Alcuni esempi di successo pero’ fanno ben sperare per il futuro. In Ruanda- si legge nel rapporto- una maggiore rappresentanza femminile in Parlamento ha portato a un aumento delle leggi in favore dei diritti civili. Alcuni Paesi dell’America Latina hanno invece constatato come un maggior impiego di donne nel corpo di polizia abbia coinciso con un netto incremento delle denunce relative a reati domestici.
Ogni anno l’agenzia avrà un budget di circa 300 milioni. Con questi soldi cercherà di essere presente in ogni Paese e situazione in cui i diritti delle donne sono violati. “L’uguaglianza- rimarca la Bachelet- non è solo un diritto fondamentale, ma anche un modo per migliorare l’economia e il benessere di ogni Stato. Avere una donna libera e forte in sostanza conviene anche agli uomini”.