Riforma della giustizia, quel sogno voluto da Gelli

   

 

 

 

di Gianni Barbacetto

La “riforma epocale della giustizia” minacciata da Silvio Berlusconi non si può fare in queste condizioni. Lo dice anche il capo dello Stato. Nell’attesa di eventuali forzature, può essere comunque utile rileggere il programma della P2 sulla giustizia (se ne parlerà anche in un convegno a Parma, il 12 maggio): il “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli è pieno di idee da cui il presidente del Consiglio potrebbe attingere. O l’ha già fatto? “La magistratura deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi”, dice il Piano già nelle sue prime righe. Poi spiega come. “Esiste già una forza interna (la corrente di Magistratura indipendente della Associazione nazionale magistrati) che raggruppa oltre il 40 per cento dei magistrati italiani su posizioni moderate. È sufficiente stabilire un accordo sul piano morale e programmatico ed elaborare un’intesa diretta a concreti aiuti materiali, per poter contare su un prezioso strumento, già operativo nel-l’interno del corpo, anche al fine di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elementi di equilibrio della società e non già di eversione”. Accordo “morale e programmatico”, più soldi per comprarsi Magistratura indipendente: questo il programma gelliano, in perfetta sintonia con le dichiarazioni di Berlusconi sul punto della magistratura “eversiva”. Il Piano passa poi a prevedere un rafforzamento dell’azione di polizia: “Le forze dell’ordine possono essere mobilitate per ripulire il Paese dai teppisti ordinari e pseudo-politici e dalle relative centrali direttive, soltanto alla condizione che la magistratura li processi e condanni rapidamente, inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda. Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di Pubblica sicurezza sia restituita la facoltà di interrogatorio d’urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell’ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell’ordine, di violazione della legge sull’ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale”. Assenti, naturalmente, i reati dei colletti bianchi, nessun accenno alla corruzione politica e ai reati finanziari. A “medio e lungo termine”, il Piano della P2 prevede innanzitutto la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudici, poi una “riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa” e un “esperimento di elezione di magistrati fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali”. Poi una “modifica costituzionale” che preveda due cose: la “responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del pubblico ministero” e una “riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento”. Evidente l’obiettivo: ridurre l’autonomia della magistratura e la sua possibilità di realizzare il controllo di legalità sulla politica. In più, anche il Piano gelliano suggerisce “la modifica di altri organi istituzionali”: Corte costituzionale e Presidenza della Repubblica. Per la Consulta, prevede di “sancire l’incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive in enti pubblici” e “il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto)”. Per il presidente della Repubblica: “Ridurre a cinque anni il mandato, sancire l’ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco”. Niente di nuovo, sotto il sole.

Fonte: Il Fatto Quotidiano