Due settimane per salvare la democrazia

di Paolo Flores d’Arcais – 18 maggio 2011
L’Italia civile c’è, e ha battuto un colpo. Energico ed eloquente. Ma non ci si culli sugli allori: l’esito dello scontro fra lo Stato della Costituzione repubblicana (nata dalla Resistenza) e l’Antistato del golpe strisciante e delle cricche di regime si avrà solo tra due settimane, e i nemici delle libertà getteranno sul piatto della bilancia tutta la loro potenza di fuoco mediatica e corruttiva per impedire la vittoria di Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli.

Sia chiaro, non voglio affatto minimizzare le ragioni di gioia che la buona novella uscita dalle urne comunali ci porta. Il Narcisocrate di Arcore aveva sproloquiato che il voto era un referendum sulla propria leadership, sull’amore degli italiani nei suoi confronti. Ha ricevuto una raffica di disprezzo. Il compagno di merende di Putin e Gheddafi aveva vomitato che il voto per la Moratti era in realtà un voto contro Ilda Boccassini e gli altri magistrati. Ha ricevuto la lezione che tanta infamia meritava. L’ometto che un tempo Bossi chiamava “Berluscaz” pretendeva un plebiscito per poter “estirpare” quel “cancro” che sono i giudici onesti, che prendono sul serio “la legge eguale per tutti”, ma ad essere amputate – a metà! – sono state solo le sue preferenze.

I suoi scherani travestiti da onorevoli, i suoi prezzolati travestiti da giornalisti, le sue santanchè esibite da santanchè, hanno a tal punto ululato menzogne e distillato odio, pur di gridare agli “estremisti”, che i moderati di Milano hanno trovato rassicurante l’avvocato Pisapia, come era giusto, e quelli di Napoli l’ex magistrato De Magistris, per poter sconfiggere tra due settimane il candidato del camorrista Cosentino.

L’Italia civile c’è. Ora deve solo evitare di disperdersi. Sarebbe criminale se i dirigenti del centro-sinistra non mobilitassero tutte le energie organizzative di cui dispongono a sostegno di Pisapia e De Magistris, mettendo la parola fine all’insopportabile almanaccare su quello che il terzo polo vorrà fare da grande. Alle volte sembrano pendere dalle labbra dei Casini, Fini e financo Rutelli come dai responsi della Sibilla Cumana. Lascino perdere. Chi nel terzo polo vorrà scegliere l’Italia civile voterà ovviamente per Pisapia e De Magistris. Gli altri si denunceranno per quel che sono: ascari del protettore della nipote di Mubarak.

L’Italia civile c’è. In queste due settimane di passione civile, che potrebbero propiziare l’avvitamento del regime (“avvitamento” proprio nel senso aeronautico del termine: la perdita di controllo che conclude nella catastrofe), è necessario che ci siano, con assoluta disponibilità e in prima linea, gli intellettuali e gli artisti, le personalità del mondo della cultura, della scienza e dello spettacolo, come si diceva un tempo. Nell’epoca dell’“audience” hanno doveri e responsabilità supplementari, proporzionali alla visibilità di ciascuno.

Intellettuali e artisti sono (siamo) cittadini privilegiati. Almeno tre volte. Perché possono far coincidere il lavoro con la propria vocazione, perché per questo lavoro-vocazione ottengono redditi mediamente superiori, perché infine hanno il privilegio impagabile di “essere ascoltati”, poco o tanto che sia, per iscritto o sul piccolo schermo. Nello scontro di civiltà fra la democrazia repubblicana e il regime della menzogna, della corruzione, delle mafie, sono in gioco i valori elementari di cui intellettuali e artisti – se vogliono restare tali – sono i naturali custodi: le libertà costituzionali, la verità dei fatti, lo spirito critico, l’eguale dignità di ciascuno.

Ecco perché credo che nei prossimi giorni dovrebbero partecipare tutti, ma proprio tutti (come in molti del resto hanno già fatto), giorno per giorno, con tutto il peso della propria visibilità, alla pacifica guerra di civiltà che si combatte sugli spalti delle urne elettorali di Milano e Napoli. Berlusconi vuole una rivincita, che gli consenta di insediarsi fra due anni al Quirinale e realizzare il lugubre progetto di fascismo post-moderno sulle macerie della Costituzione distrutta. Da Milano e Napoli possiamo invece far cominciare una nuova Italia, che la Costituzione la realizzi davvero.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano