De Magistris assolto a Salerno

L’accusa era ridicola e l’epilogo quasi scontato. Ma non chiederanno scusa gli autori della macchina del fango che per mesi hanno accomunato Luigi de Magistris ad inquisiti per reati della peggior specie. Ieri la prima sezione del tribunale di Salerno, presidente Teresa Belmonte, ha assolto l’ex pm di Catanzaro dall’accusa di omissione in atti d’ufficio e lo ha fatto utilizzando la formula più ampia: “Perché il fatto non sussiste”.

 

Un processo lampo, soltanto tre udienze, durante le quali sono stati ripercorsi i fatti che risalgono al periodo in cui de Magistris era ancora pubblico ministero delle indagini “Why Not” e “Poseidone”, prima che gliele scippassero e che fosse costretto a lasciare la toga.
Tutto era nato da una denuncia di tale Luigi Stifanelli, commerciante di Nardò, in provincia di Lecce, che aveva accusato i suoi strozzini dopo aver perso lavoro e casa. I pm non riuscirono a braccare gli estorsori e Stifanelli denunciò pure loro. E quando il fascicolo passò per competenza alla Procura di Potenza, che non potè fare altro che archiviare il caso, il commerciante di Nardò denunciò di nuovo i magistrati di turno. E’ a questo punto che entrò in scena Luigi de Magistris, al quale vennero delegate le indagini passate alla procura di Catanzaro. Anche lui chiese l’archiviazione per i colleghi potentini, ma il commercinate si oppose e il Gip dispose che de Magistris dovesse compiere nuove indagini. Il pm non le fece perché, spiegò, “le indicazioni del Gip non erano vincolanti” e ripropose la richiesta di archiviazione beccandosi anche lui, ultimo della serie, la denuncia di Stifanelli. Che passò per competenza a Salerno dove ieri l’imputato è stato assolto con formula piena.
Nei mesi scorsi, quando nemici esterni ed interni all’Idv gli avevano intimato di dimettersi appellandosi alla coerenza e alla questione morale, l’on. de Magistris aveva spiegato che la differenza tra un imputato e un altro “sta nel reato”: “Una cosa è la corruzione, il peculato, la camorra, la truffa. Un’altra sono i reati d’opinione, quelli minori, almeno fino alla sentenza definitiva. Sennò che faccio: mi dimetto perché qualcuno mi denuncia per calunnia o diffamazione?”.
Oggi – nel silenzio quasi totale dei grandi media che al rinvio a giudizio avevano dedicato più di un titolo – questa ennesima vicenda giudiziaria gli ha dato, ancora una volta, ragione. Solo l’ultima delle “vittorie” incassate nelle aule di giustizia a dispetto dei continui attacchi mediatici che si susseguono da quando con le indagini “Why Not” e “Poseidone” aveva toccato i fili dell’alta tensione. Mentre decine di nomi che apparivano in quelle carte, checchesenedica, sono oggi presenti in altrettante inchieste condotte da altri pubblici ministeri.
“Ho dedicato alla giustizia e alla legalità quindici anni della mia vita, giorno e notte”, ha commentato ieri l’ex pm dalle pagine di Facebook,  “sempre e solo per mantenere vivo il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Per questo, ho pagato sulla mia pelle la ferocia di pezzi deviati dello stato, a cui non piace la magistratura autonoma e indipendente, non piegata e suddita al potere politico”.
La fiducia nel Tribunale di Salerno non è mai mancata, ha proseguito, “e questa fiducia è stata ripagata, facendomi dimenticare i mesi di sofferenza amplificata da una campagna di denigrazione e delegittimazione della mia persona, anche professionale. Una campagna diventata ancora più virulenta quando doveva colpirmi per il ruolo che attualmente rivesto in politica”.
Poi, in risposta alle più recenti polemiche, ha tenuto a specificare: “Voglio sottolineare che sono stato assolto difendendomi nel processo e non dal processo, per altro senza utilizzare, pur potendolo fare, lo schermo della immunità parlamentare né scappatoie come quella del legittimo impedimento”. Una scelta che ha dato i suoi buoni frutti.

Fonte:antimafia