Datagate, Monti colpevole

di Alessandro Longo.

«L’Europa ha perso la sovranità sui dati dei suoi cittadini, come l’aveva già persa sulla finanza. Ma in Italia c’è uno scandalo in più: le intese tra i servizi segreti e le società telefoniche. Consentite da un decreto dell’ex premier su cui i partiti ora tacciono imbarazzati». Parla Stefano Rodotà.

«Il governo chiarisca i rapporti Italia-Stati Uniti, su cui per ora non ha detto in realtà niente. E faccia luce sulle intese con cui, in virtù di un decreto Monti, i servizi segreti italiani possono mettere le mani sui nostri dati gestiti dalle società telefoniche e non solo».

Stefano Rodotà, ex Garante della Privacy, uno dei massimi studiosi italiani in tema di diritti e libertà, interviene con durezza sul cosiddetto datage e sull’impatto di questa vicenda nel nostro Paese: «Fatto gravissimo, anche se dovessero essere davvero solo metadati quelli raccolti a strascico dalle intelligence americane. La quantità di metadati tracciati – chi ha chiamato chi e quando, per esempio – ha raggiunto volumi così grandi da rivelare comunque troppe informazioni su identità e abitudini delle singole persone»

Il caso Prism e datagate si approfondisce. Che cosa la colpisce di questi ultimi sviluppi? «Mi colpisce che sia emersa una sorta di divisione di lavoro tra europei e americani. I primi non hanno le risorse per fare l’intelligence e quindi la appaltano agli americani. In cambio questi possono interferire con gli Stati europei. E’ da vedere se ci sono intese formali e ufficiali. Ma la reazione del governo italiano e dei Garanti privacy europei sono state finora molto deboli. Sbaglia chi non si sorprende di tutto questo: è avvenuto un cambio di scala rispetto alle precedenti intercettazioni. Ci sono due problemi ormai».

Quali?
«Chi ha sovranità su questa materia? L’Europa ha perso sovranità sui dati dei propri cittadini, come già l’ha persa sulla finanza. L’altro problema è interno: le intese tra i servizi segreti e le società telefoniche che forniscono loro informazioni. Il decreto Monti che consente questi accordi sembra non sia stato sottoposto al parere obbligatorio ma non vincolante del Garante e quindi potrebbe essere impugnato. Il parere è un modo per rendere almeno visibile la questione all’opinione pubblica e al Parlamento. Colpisce che nessuna delle forze politiche che hanno sostenuto il governo Monti sia stata sfiorata dalla gravità e dall’enormità del decreto».

Come si può contrastare questa deriva della privacy?
«Ci sono diverse strategie possibili. Una è politica. L’Europa Unita sta permettendo al governo Usa e alle sue multinazionali di violare i principi che ancora proteggono i cittadini europei. E’ il frutto di una sudditanza nei confronti degli Usa: culturale, oltre che politica ed economica. Eppure, siamo la regione del mondo che è giunta ad affermare le maggiori garanzie per i dati personali, nella Carta fondamentale dei diritti per esempio».

E come invertire questo processo?

«L’Europa si batta per un’intesa internazionale che almeno protegga i diritti esistenti. Un’altra strategia è rafforzare i poteri dei cittadini. Nel nuovo regolamento che dovrà sostituire (si prevede nel 2014, ndr) le norme europee sulla privacy risalenti al 1995, si parla di diritto all’oblio (con cui l’utente può ottenere la cancellazione dei propri dati presenti sul web) e diritto a rendere silenzioso il chip (possibilità di interrompere in ogni momento il trasferimento dei propri dati ad altri soggetti). Ma è importante anche affermare, nelle norme, l’opzione “Do Not Track”, con cui l’utente può impedire che venga tracciata la sua navigazione web a scopi di marketing. Sono tutte strategie praticabili con gli strumenti esistenti e se non sono già attuate è perché prevalgono altri interessi sui diritti fondamentali delle persone».

Ma come contemperare i diritti con altre esigenze?
«Applicando alcuni principi, peraltro pure questi già affermati in normative europee. Principio di necessità: usare il tracciamento elettronico solo se soltanto in questo modo è possibile ottenere determinati risultati. Principio di proporzionalità: davvero ho bisogno di usare la rete a strascico per trovare un terrorista o un evasore fiscale? Forse è possibile ottenere lo stesso risultato senza comprimere diritti delle persone. Infine, un principio che si trova nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo: usare solo misure compatibili con i caratteri democratici di un sistema».

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Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/datagate-monti-colpevole/2210727.

Tratto da :Megachip