Bombe e democrazia

Il 2 agosto 1980 è la data che viene segnata dalla peggior strage avvenuta in Italia dal secondo dopoguerra. Alla stazione di Bologna morirono 85 persone dilaniate da un ordigno collocato nella sala di seconda classe e furono oltre 200 i feriti. A tutt’oggi è rimasta inascoltata la domanda di verità che i parenti delle vittime e un’intera città chiedono con forza a uno Stato sordo e volutamente reticente. E ogni anno si rinnova questa richiesta, ritorna in piazza una protesta sacrosanta verso le autorità del momento, che tanto parlano ma nulla fanno. Il segreto di Stato rimane la pietra tombale su questa e altre vicende.

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Una strage annunciata

Con terrificante puntualità, con terrificanti coincidenze con quanto è avvenuto ventuno anni fa, si ricomincia a parlare di possibili attentati, di possibili stragi. E’ estate ed è sempre in estate che la mafia colpisce i bersagli che altri, non la mafia, indica come gli obiettivi da colpire.
“Quando sarò ucciso sarà mafia ad uccidermi ma non sarà la mafia ad avere voluto la mia morte”. Erano le parole pronunciate da Paolo Borsellino prima della sua morte annunciata e attorno a lui, in quello scorcio d’estate del ’92, succedeva quello che succede attorno a Nino Di Matteo in questo scorcio d’estate del 2013.

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Boston: una prova generale?

Le controverse e bizzarre versioni ufficiali e ufficiose dell’attentato di Boston, l’ombra dell’FBI sulle biografie degli attentatori, le esercitazioni di sicurezza (come sempre nei grandi attentati), le impressionanti lacune dei principali organi di informazione, una metropoli sotto assedio. Il massimo indiziato è ora muto, ma i media non stanno meglio.

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