Il maresciallo Masi: “Bloccate le indagini per catturare Provenzano e Messina Denaro”

C’è una parte dello Stato che non vuole, e non ha voluto in passato, arrestare il superlatitante Matteo Messina Denaro così come è accaduto prima ancora con un altro capomafia illustre, il corleonese Bernardo Provenzano. Almeno è questa l’impressione che si ha nell’ascoltare il racconto del maresciallo capo Saverio Masi, tempo fa investigatore a caccia dei latitanti e oggi caposcorta del pm Nino Di Matteo che indaga sulla trattativa Stato-mafia.

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Processo Mori-Obinu, al via la requisitoria del pm: “Nessuna ragione di Stato può giustificare la loro impunità”

Palermo. “Le imputazioni di favoreggiamento aggravato mosse agli odierni imputati, incrociano inevitabilmente, e ne costituiscono un segmento fondamentale, la più complessa storia dei rapporti tra lo Stato e la mafia nel cruciale ventennio degli anni ’80 e ’90. Quelle condotte solo in tale contesto più generale potranno essere adeguatamente valutate. Una storia, quella del rapporto tra lo Stato e la mafia, nella quale (al di là dell’apparenza, al di là della facile retorica, degli inutili e spesso falsi e strumentali proclami di una politica in realtà in larga parte vergognosamente insensibile, anche al sangue di tanti servitori dello Stato) una parte delle istituzioni, anche in nome di una ritenuta ma inconfessabile e pertanto mai dichiarata ‘ragione di Stato’, ha cercato ed ottenuto il dialogo con l’organizzazione mafiosa nel convincimento, rivelatosi del tutto sciagurato, che quel dialogo, quella mediazione fossero utili ad arginare le manifestazioni più violente dell’agire mafioso e come tali destabilizzanti l’ordine pubblico. Questo è un processo drammatico in cui lo Stato processa se stesso ”.

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Stato contro Stato, nuovo attacco alla Procura di Palermo

Quanta paura fa il processo sulla Trattativa Stato-mafia? Una domanda che appare legittima visti i continui attacchi subiti da chi a quell’inchiesta ha lavorato per anni. Nel giro di poche settimane sia Antonio Ingroia, oggi magistrato in aspettativa e leader di Rivoluzione Civile, che Antonino Di Matteo, pm titolare dell’inchiesta, hanno ricevuto gli avvisi di un procedimento disciplinare nei loro confronti. E lo stesso è stato consegnato al procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Le motivazioni, guarda caso, sono in qualche modo legate a quelle famigerate intercettazioni tra l’ex ministro degli Interni, Nicola Mancino, ed il Capo dello Stato Napolitano, non ancora distrutte solo grazie al “disperato tentativo” di Massimo Ciancimino (imputato al processo sulla trattativa) che ha presentato ricorso in Cassazione per far sì che venga rispettato il diritto di difesa (la valutazione nel merito si celebrerà il 18 aprile ndr).

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