Trattativa Stato-mafia, Napolitano: “Nulla da riferire” al processo

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive di non avere “da riferire alcuna conoscenza utile al processo (per la trattativa Stato-mafia, ndr) come sarei ben lieto di poter fare se davvero ne avessi da riferire”. Questa mattina è arrivata presso la Procura di Palermo – dove i pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi recentemente destinatari di pesanti minacce, stanno celebrando il processo – la lettera inviata lo scorso 31 ottobre al presidente della Corte d’Assise di Palermo, Alfredo Montalto.

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Riina e la terra del coccodrillo

Palermo. C’è una vecchia vignetta di Forattini, pubblicata su Repubblica all’indomani della strage di Capaci, che riassume il clima di tensione che si respira oggi. In quel disegno la Sicilia veniva rappresentata dalla testa di un coccodrillo che azzannava un falco mentre dall’occhio gli scendeva una lacrima. Leggendo le dichiarazioni di Totò Riina: “Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire” è come se quel coccodrillo riprendesse vita. Non che sia mai stato debellato del tutto, ma le parole del capo di Cosa Nostra ci fanno riaffacciare su un baratro che mai avremmo voluto rivedere. Sono passati 21 anni dalle stragi del ’92, due decadi dagli eccidi di Roma, Firenze e Milano, e ci ritroviamo con uno Stato pronto a far sacrificare i suoi migliori servitori per poi addossare la colpa unicamente alla mafia.

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