L’industria della paura

Vedo che qualche imbecille continua a propalare la scemenza della grande rimonta di Berlusconi propiziata da me e da Santoro a Servizio Pubblico. Altri superimbecilli mi rinfacciano quanto avevo scritto domenica scorsa, giorno delle elezioni, anticipando l’esito del voto: “Lunedì, salvo clamorose sorprese, il Pd sarà il primo partito e avrà il diritto-dovere di formare il nuovo governo, o almeno di provarci. Il tutto anche grazie alla truffa del ‘voto utile’ contro la presunta rimonta di B., mai esistita se non nella propaganda di Bersani e di B…”.

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Ci si salva se si agisce insieme

L’unica decisione che il PD avrebbe dovuto assumere in un momento come questo, e finalmente all’unanimità, sarebbe stata quella di fare silenzio. Ma non un silenzio per modo di dire, quello, per intenderci, di chi non si aspetta altro che l’interlocutore lo stuzzichi pur di riaprire bocca e riprendere a dire la sua. No. Un impenetrabile, autentico silenzio d’ordinanza. Un silenzio responsabile, un silenzio riflessivo, un silenzio di attesa, un silenzio conventuale, magari un silenzio tattico, in attesa di ascoltare le parole degli altri per capire cosa hanno da dire (se ce l’hanno), ma pur sempre silenzio. Invece è prevalso il rumore assordante, l’accavallarsi di voci, come spesso accade, anche se non per volontà di qualcuno in particolare, al capezzale di un morente o di un morente presunto. E questo non giova a nessuno: né all’immagine del Pd, né alle sorti del Paese.

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L'anomalia italiana

L’anomalia italiana in Europa continua e si aggrava.
La coalizione di centro-sinistra, formata dal Partito democratico e da SEL, ha prevalso di stretta misura alla Camera ma non ha conquistato la maggioranza al Senato per la forte rimonta del PDL e l’affermazione straordinaria di Grillo.
E in questi tre aspetti ci sono le domande a cui rispondere dopo l’aspra campagna elettorale e il distacco sempre maggiore (o comunque molto forte) tra la società politica e quella italiana.
Come si spiega la rimonta di Silvio Berlusconi, l’uomo che ha governato per la parte maggiore il ventennio populista dal 1994 ad oggi e che ha condensato nel binomio sesso e danaro la formula sostanziale del suo governo sempre carico di promesse quanto vuoto di realizzazioni adeguate ai tempi
difficili del ventunesimo secolo?

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