SERBIA: La liberazione di Belgrado come liberazione dalla storia

Mi si permetta di abusare per l’ennesima volta di Churchill, nel ricordare che “i Balcani producono più storia di quanta ne riescano a consumare”. A dirla tutta, negli ultimi anni la macchina sembra essersi fermata, non macinando più grandi sconvolgimenti geopolitici: le ultime due secessioni in ordine temporale, il Montenegro nel 2006 ed il Kosovo nel 2008, sono avvenute in maniera pacifica per quanto, nel secondo caso, non concordata, mentre povertà, crisi economica, disoccupazione, crimine organizzato, promesse elettorali, corruzione e dialogo con l’Unione europea pongono la maggior parte dei piccoli paesi post-jugoslavi a posizionarsi a mezza via tra dei noiosi stati post-moderni (limite superiore) e delle ridicole repubbliche delle banane (limite inferiore).

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Festa armata per un paese senza sovranità

Chissà perché la Festa della Repubblica debba essere una parata militare. Non voglio fare la litania di “quanto ci costa”, anche se ci costa moltissimo, più di quanto ci dicono. Stamane ho contato centinaia di soldati di tutte le armi, fuori dalla parata, in servizio d’ordine. E centinaia di auto blu, con relativi autisti. Questi costi non sono stati conteggiati, ma c’erano. Lasciamo perdere: sarei disposto a spese anche maggiori, se fossero nello spirito della Repubblica, “fondata sul lavoro” (articolo 1). Mi sono chiesto: perché non fare sfilare il lavoro?

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