Il ritorno di Dalemoni

Massimo D’Alema ha molti difetti, ma non la mancanza di franchezza. Trattandosi del principale azionista politico del Pd e della segreteria Bersani, le sue parole vanno prese estremamente sul serio. L’altroieri, presentando a Torino il suo ultimo libro dal titolo spericolato Controcorrente, ha preannunciato le linee guida della prossima “riforma della giustizia” (anzi dei pm, in perfetta continuità col berlusconismo). Non una parola sulla durata di processi e prescrizioni, sulla necessità di ripristinare il falso in bilancio (tipo Mps), mandare in galera gli evasori, punire i rapporti dolosi con la mafia, l’autoriciclaggio e la corruzione sbaraccando la legge-fuffa Severino.

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Monte dei Paschi, ancora il debito contro il lavoro

Nel 1935, Ezra Pound poteva ancora citare il Monte dei Paschi di Siena come esempio di “un sistema bancario sano”, in quanto “i suoi profitti dovevano andare a ospedali ed opere a beneficio del popolo di Siena”. Dai primi anni Novanta, la “privatizzazione” ha eliminato dall’ordinamento italiano il principio della pubblica utilità del credito, per cui le banche vengono destinate unicamente a fare profitto. I partiti sono tuttavia riusciti a mantenere il controllo sui capitali delle ex banche pubbliche, scorporando da esse le Fondazioni bancarie.

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