I marò, il voltafaccia italiano e le parole di Napolitano

Come si sono permessi di gettare alle ortiche la parola d’onore dell’Italia e degli italiani? Con quale diritto? E a quale prezzo visto che oltre agli incalcolabili danni sulla nostra immagine internazionale già malconcia di suo adesso ci va di mezzo l’ambasciatore italiano a New Delhi che risulta praticamente sequestrato dalle autorità indiane? C’erano tanti modi per affrontare la controversia sui due marò accusati dell’assassinio di due pescatori del Kerala: il governo Monti ha scelto la strada peggiore e quella più disonorevole. Che comincia alla vigilia del Natale 2012 quando il governo indiano concede a Girone e Latorre una licenza di due settimane per trascorrere le feste in famiglia

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Uranio impoverito, marò malato: “Lasciati soli. Io e i miei compagni moriremo tutti”

“Gli americani hanno disseminato il Kosovo di bombe all’uranio non esplose: le buttavano anche senza inneschi, pur di rinnovare gli armamenti”. Salvo Cannizzo, 36 anni, ha un tumore al cervello e nessun dubbio: “Mi sono ammalato a Djakoviza, quando ero un marò del battaglione San Marco”. Secondo i medici gli restano pochi mesi di vita, che ha deciso di dedicare per denunciare “la condizione di duemila militari in Italia, abbandonati dallo Stato, ammalati senza che gli venga riconosciuto lo stato di servizio”. Da aprile, data del suo ultimo intervento, e fino a pochi giorni fa ha rifiutato controlli medici e cure: uno sciopero della chemio, per vedere “se il ministero della Difesa ha il coraggio di lasciar morire me e gli altri duemila soldati italiani nelle mie condizioni”. Ci ha ripensato, forse è troppo tardi ma si curerà “convinto dalle persone che mi vogliono bene”. Ma di cose da dire sulle sue missioni in Kosovo ne ha tante dopo mesi in silenzio causati dall’asportazione di parte dell’emisfero sinistro del cervello: “Gli americani sapevano dei rischi dell’uranio, lasciando noi italiani nelle zone ad alto rischio: ho visto a Djakovica squadre trattare del semplice munizionamento con tute da “astronauti” e autorespiratori”.

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