Armiamoli e partite

Ha fatto bene Renzi a visitare Baghdad, dove ha incontrato il governo di quel che resta dell’Iraq, e poi anche il campo profughi di Erbil, dove ha parlato con i capi dell’enclave autonoma curda. Ha fatto male invece a non telefonare subito a Roma per bloccare le allegre ministre Mogherini & Pinotti che stavano incassando l’ok delle ignare commissioni Esteri e Difesa all’invio di armi ai curdi. Ciò che il premier ha visto e sentito in Iraq era più che sufficiente per indurlo ad archiviare l’idea balzana di spedire una carrettata di vecchi kalashnikov, missili e razzi anticarro di fabbricazione sovietica sequestrati nel lontano 1994 alle milizie croate e da allora giacenti nei magazzini del nostro esercito. Che si guardava bene dall’usarli, il che la dice lunga sulla loro efficienza.

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"L'Italia sbaglia: in Iraq le armi sono troppe". Cecilia Strada boccia la linea del governo

Cecilia Strada delle armi conosce soprattutto l’effetto che fanno sui corpi. Le ferite. Poi sa quanto allontanino la pace. All’Espresso, la presidente di Emergency ricorda che «la strategia “armiamo il meno peggio”, o l’avversario del nemico di turno, ha creato i talebani». Aggiunge così la sua voce a quella della Rete del Disarmo e a quella del presidente delle Acli Gianni Bottalico, che nelle ultime ore sono intervenuti contro l’idea di inviare armi in Iraq, ai curdi, contro lo Stato islamico.

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