"Era sicario di Cosa nostra", la figlia del boss riconosce "faccia da mostro"

Di lui aveva parlato per la prima volta Luigi Ilardo, mafioso infiltrato dai Carabinieri al seguito di Bernardo Provenzano, ucciso appena prima di fare il salto e diventare collaboratore di giustizia. Giovanni Aiello, alias “faccia da mostro” per una cicatrice che gli ha deturpato il volto (una fucilata) secondo Ilardo sarebbe stato presente in molti delitti misteriosi come il fallito attentato all’Addaura dell’estate dell’89, organizzato ai danni del giudice Giovanni Falcone, o l’omicidio del poliziotto palermitano Nino Agostino (ucciso insieme alla moglie nello stesso anno).

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Processo Mori-Obinu: i senza nome

Il racconto di Michele Riccio continua sulle strade impervie dei comandamenti di Cosa Nostra illustrati da Ilardo dove i capi “o si vendono o si ammazzano”. Tra le informazioni che l’ufficiale raccoglie dalla sua fonte c’è anche quella che Provenzano aveva stabilito un contatto con un uomo dell’entourage di Berlusconi che aveva assicurato iniziative favorevoli per Cosa Nostra da un punto di vista giudiziario, ma anche aiuti nell’aggiudicazione degli appalti e dei finanziamenti statali. Durante uno dei loro incontri Riccio sfoglia un quotidiano locale dove si parla di Marcello Dell’Utri e indicandolo chiede a Ilardo se fosse lui l’uomo in contatto con Berlusconi, con grande sagacia il confidente gli risponde prontamente: «Colonnello, ma se lei le cose le sa, che me le chiede a fare?».

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