Salvatore Borsellino: 'Perchè i dispositivi di difesa 'bomb jammers' non furono usati nel '92?'

Ripropongo il post già pubblicato oggi perché la fonte dalla quale ho appreso le informazioni riportate (di cui sono autorizzato a fare il nome) mi ha precisato di essere a conoscenza che Giovanni Falcone, proprio dopo il fallito attentato dell’Addaura del 21 giugno 1989, chiese espressamente di di essere equipaggiato di tali tecnologie (jammer) al fine di evitare il macabro rituale dell’ordigno radiocomandato che già il 29 luglio del 1983 aveva eliminato il magistrato Rocco Chinnici e che il 23 maggio 1992 sarebbe stato usato per l’attentato di Capaci nel quale egli stesso perse la vita. Ritengo di inaudita gravità che ancora, 57 giorni dopo, mio fratello sarebbe stato fatto saltare in aria con la medesima dinamica che un’apparecchiature già disponibile all’epoca ai servizi di intelligence avrebbe potuto impedire.
Su queste circostanze di cui, a venti anni di distanza, vengo a conoscenza pretendo di conoscere la verità.

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Falconi e avvoltoi

Conosco Antonio Ingroia da 15 anni e non l’ho mai sentito paragonarsi a Falcone o a Borsellino. Semplicemente gli ho sentito ricordare due dati storici: nel 1988, neomagistrato, fu “uditore” di Falcone; poi nell’89 andò a lavorare alla Procura di Marsala guidata da Borsellino, di cui fu uno degli allievi prediletti. Nemmeno l’altro giorno Ingroia s’è paragonato a Falcone.

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Boccassini contro Ingroia: un pericoloso attacco al leader di Rivoluzione Civile

“Come ha potuto paragonare la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovanni Falcone? Tra i due la distanza si misura in milioni di anni luce. Si vergogni”. Con queste durissime parole il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha commentato – travisandole completamente – alcune dichiarazioni dell’ex pm di Palermo Antonio Ingroia. In realtà l’attuale leader di “Rivoluzione Civile” era stato alquanto chiaro nelle sue affermazioni.

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