Arlacchi e De Gennaro: una ragione di Stato dietro i loro silenzi?

Palermo. A distanza di 22 anni dalla strage di Capaci abbiamo incontrato Maria Falcone, la sorella del giudice Giovanni Falcone, assassinato insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Un lungo dialogo sulle “menti raffinatissime” individuate all’epoca dallo stesso Falcone, passando attraverso la trattativa intrapresa da uno Stato bi-fronte, silenzi e omissioni di uomini delle istituzioni, e i mandanti esterni delle stragi del ’92 e del ’93 ancora da scoprire.

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TRATTATIVA MAFIA – STATO

C’è un altro episodio indecoroso da aggiungersi a quelli già pietosi che hanno offerto i vari uomini di “stato” sfilati davanti ai magistrati di Caltanissetta impegnati nella ricerca della verità sulla morte di Paolo Borsellino e dei suoi angeli custodi.

Tra le pagine della richiesta e poi dell’ordinanza di rinvio a giudizio per il nuovo troncone del processo, nella sezione dedicata ai possibili moventi dell’accelerazione della strage ed in particolare all’individuazione di un traditore, i giudici hanno riportato gli interrogatori effettuati a Pino Arlacchi, parlamentare europeo e amico personale dei due magistrati uccisi e al prefetto De Gennaro, oggi capo del DIS (Dipartimento informazioni per la sicurezza), amico fraterno di Giovanni Falcone e amico di Paolo Borsellino.

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