Slovacchia, dopo 17 anni ripresi i lavori della centrale nucleare dal ‘cuore’ italiano

Mentre in Italia qualcuno festeggia ancora per il risultato referendario, non lontano dai nostri confini sta sorgendo uno dei più contestati impianti nucleari del dopo-Cernobyl. Il sito è quello di Mochovce, in Slovacchia, dove la Slovenské Elektrárne sta lavorando a due nuovi reattori della potenza di 400 MW, che si aggiungeranno ai due già operativi. Il problema, denunciano le associazioni ambientaliste, sta all’origine: verranno riciclate tecnologie sovietiche vecchie almeno di 40 anni e prive di sistemi di sicurezza come il cosiddetto “guscio di contenimento”, che dovrebbe evitare fuoriuscite di radioattività e proteggere il reattore da eventi esterni. Un difetto che innalza a dismisura il livello di rischio e che in Germania portò al blocco di tutte centrali sovietiche ereditate dall’unificazione. L’altro importante attore è il Gruppo Enel, che controlla la Slovenské ed è controllato dal nostro ministero dell’Economia. Quasi un paradosso, se pensiamo che la decisione dell’Italia di uscire dall’atomo coincide con la fase decisiva dei lavori in territorio slovacco.

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