IN PUGLIA I PRIMI CACCIABOMBARDIERI NUCLEARI ITALIANI

di Gianni Lannes   Nell’indifferenza generale l’8 novembre prossimo saranno dislocati nell’aeroporto militare di Amendola, tra Foggia e Manfredonia, ad un soffio dal Gargano, due dei primi sei F-35 acquistati dall’Italia. Si tratta di velivoli utili esclusivamente per la guerra nucleare e non per la difesa aerea del territorio nazionale. Questi strumenti di morte allestiranno a bordo, controllati dai tecnici […]

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F35, il timbro di Napolitano sull’operazione: “Il Parlamento non può porre veti”

l timbro di Giorgio Napolitano sull’operazione F35. Il presidente della Repubblica riunisce il Consiglio supremo di Difesa al Quirinale e non le manda a dire ai partiti che – anche e soprattutto all’interno della maggioranza delle larghe intese – hanno discusso fino alla virgola di come far proseguire l’iter del progetto di acquisto dei cacciabombardieri: il Parlamento non può porre veti al governo in tema di ammodernamento dell’apparato militare, dice il consiglio. Chi decide, insomma, è l’esecutivo. Gli F35 non vengono mai nominati in modo esplicito ma il riferimento è chiaro e il timbro sembra arrivare direttamente dal capo dello Stato, profilando un singolare conflitto istituzionale su una materia così delicata.

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Dal welfare al warfare, così si indebita lo Stato. Comprando armi

Dal welfare al warfare. In sordina, il più possibile lontano dai riflettori, ma con un’accelerazione recente, l’Italia da paese che impegna le sue forze per la protezione sociale e il benessere (welfare), sta diventando uno Stato che si indebita per le armi (warfare). Lo smottamento avviene a colpi di sterzate decisioniste, con un sistema che tra il serio e il faceto nell’ambiente è chiamato il “depliant”, come quegli opuscoli consegnati nelle agenzie di viaggio per invogliare i clienti a prenotare le vacanze o i volantoni dei supermercati con le offerte di pelati e braciole. Con il depliant delle armi, l’Italia ha comprato costosissimi sistemi d’arma, aerei, elicotteri, sottomarini, la bellezza di 71 programmi di armamento, a colpi di 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, a volte anche 4, senza contare gli investimenti di difficile quantificazione inseriti nel bilancio del ministero dello Sviluppo economico.

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