Trattativa, parla Bellini: “Io infiltrato in Cosa nostra per conto dello Stato”

“Ero schifato dopo le stragi capivo che si doveva fare qualcosa anche perché io non sono mai stato un terrorista. Quando mi incontrai a San Benedetto del Tronto con il maresciallo Tempesta, del Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinieri, dissi che mi sarei potuto infiltrare dentro Cosa nostra. Lui disse che ne avrebbe parlato con il colonnello Mori. Tempo dopo ci vedemmo a Roma, in un distributore di benzina lungo il raccordo anulare. Arrivò l’ok del colonnello e io andai in Sicilia a contattare un mio vecchio compagno di cella, Antonino Gioè (boss stragista morto in carcere in circostanze poco limpide ndr). Altrimenti col cavolo che sarei andato nella tana del lupo a suicidarmi”.

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Processo trattativa Stato-mafia, udienza del 12 Marzo '14

Prosegue l’udienza di oggi al processo trattativa Stato-mafia con l’esame del pentito Fabio Tranchina. Autista di Giuseppe Graviano di Brancaccio, Tranchina curò la latitanza del boss da maggio del ’91 fino ai giorni a cavallo tra la fine di dicembre ’93 e gli inizi di gennaio ’94. Il pentito, rispondendo alle domande del pm Vittorio Teresi, racconta l’occasione nella quale Graviano si ‘sbottonò’ con il pentito a seguito dell’arresto di Riina: “Mi disse che ‘siamo tutti figli di ‘stu cristianu (Riina, ndr). Ora è possibile che scoppierà una guerra’”.

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