"Da Sicilia libera a Forza Italia, Cosa nostra cambiò scelta politica"

Dall’amicizia con il boss corleonese Leoluca Bagarella alla creazione del partito politico indipendentista, “Sicilia Libera”, fino all’appoggio dato a Forza Italia nel 1994. Sono questi i temi principali affrontati quest’oggi dal collaboratore di giustizia Tullio Cannella, teste al processo trattativa Stato-mafia che si è tenuto questa mattina all’Ucciardone. “Tra il 1992 ed il 1993 c’era una grande delusione per la vecchia politica che non aveva mantenuto gli impegni presi – ha raccontato il pentito rispondendo alle domande del pm Francesco Del Bene – Leoluca Bagarella diceva che Totò Riina nei confronti di questi personaggi era sempre stato troppo buono.

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Signora Falcone parli!

Brava Sabina Guzzanti.
Alla domanda di un giornalista, se rifarebbe il twitter di “solidarietà a Riina e Bagarella”, che ha sollevato un uragano di polemiche da parte dei “soliti noti” o, se si preferisce, dei “soliti sospetti”, ha risposto netta: “non lo rifarei, assolutamente”. Credo che sia il primo caso in Italia, a mia memoria negli ultimi quarant’anni, in cui qualcuno, dotato di una sua forte visibilità pubblica, fa platealmente marcia indietro riconoscendo di averla detta grossa. Solo per questo, Sabina Guzzanti meriterebbe di entrare nel guinnes dei primati, in un Paese di ciarlatani e cialtroni, doppiogiochisti e doppiopesisti, giornalisti già spie della Cia o dei servizi segreti italiani, politici e opinionisti da un tanto al chilo, rappresentanti delle istituzioni tanto incartapecoriti quanto immarcescibili.

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Il silenzio che uccide

Dopo il rifiuto della Corte d’Assise di Palermo, che si è pronunciata escludendo i boss Riina e Bagarella – insieme all’ex ministro Mancino – dall’udienza del processo trattativa in cui testimonierà Napolitano, assistiamo ad una grande contraddizione, inquietante e drammatica, nella nostra Repubblica italiana.

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