Val d’Enza, perforazioni a pochi chilometri dal sisma. I comitati: “Abbiamo paura”

Ripartono le operazioni di ricerca metano e idrocarburi nelle terre dell’Emilia. A due mesi dal terremoto che ha sconvolto la popolazione e nel pieno delle polemiche che vedono nell’occhio del ciclone le attività di fracking (lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso, n.d.r.) i tecnici si rimettono al lavoro. Le ipotesi, mai verificate, spaventano però abitanti e amministrazioni comunali, che chiedono maggiore chiarezza.

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Uranio impoverito, marò malato: “Lasciati soli. Io e i miei compagni moriremo tutti”

“Gli americani hanno disseminato il Kosovo di bombe all’uranio non esplose: le buttavano anche senza inneschi, pur di rinnovare gli armamenti”. Salvo Cannizzo, 36 anni, ha un tumore al cervello e nessun dubbio: “Mi sono ammalato a Djakoviza, quando ero un marò del battaglione San Marco”. Secondo i medici gli restano pochi mesi di vita, che ha deciso di dedicare per denunciare “la condizione di duemila militari in Italia, abbandonati dallo Stato, ammalati senza che gli venga riconosciuto lo stato di servizio”. Da aprile, data del suo ultimo intervento, e fino a pochi giorni fa ha rifiutato controlli medici e cure: uno sciopero della chemio, per vedere “se il ministero della Difesa ha il coraggio di lasciar morire me e gli altri duemila soldati italiani nelle mie condizioni”. Ci ha ripensato, forse è troppo tardi ma si curerà “convinto dalle persone che mi vogliono bene”. Ma di cose da dire sulle sue missioni in Kosovo ne ha tante dopo mesi in silenzio causati dall’asportazione di parte dell’emisfero sinistro del cervello: “Gli americani sapevano dei rischi dell’uranio, lasciando noi italiani nelle zone ad alto rischio: ho visto a Djakovica squadre trattare del semplice munizionamento con tute da “astronauti” e autorespiratori”.

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