Belpietro, mento nel mento
È venuto il momento di confessare l’irrefrenabile invidia che proviamo nei confronti di Maurizio Belpietro. Se fossimo incappati in due infortuni professionali – chiamiamoli così – come quelli che l’hanno investito tra capo e mento a distanza ravvicinata, cioè il falso attentato a se medesimo e il falso attentato a Fini, saremmo finiti kappaò. Poi ci saremmo scelti un eremo trappista ben nascosto in Aspromonte e avremmo fatto perdere le nostre tracce per una decina d’anni, nella speranza di essere dimenticati. Lui invece è sempre lì in prima linea, mento volitivo, pancia in dentro e petto in fuori, a dare lezioni di giornalismo.
Continua a leggere