Europa: la triste risposta della politica

Pochi giorni prima delle elezioni federali tedesche, il commentatore statunitense Bob Kuttner ha invitato la Cancelliera tedesca Angela Merkel ad usare la vittoria elettorale che chiaramente si delineava per invertire la direzione di marcia rispetto la periferia europea. Riferendosi in particolare alla Grecia, Kuttner si è aggiunto a un coro di commentatori che richiedevano un Piano Marshall accompagnato da una remissione del debito di ampiezza generosa, come “fase due” del programma di austerità e di riforme imposto alla Grecia negli ultimi tre anni..

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Una fine impietosa

I principali quotidiani stranieri ed italiani concordano nella lettura del voto italiano: “c’è almeno un dato inequivocabile che arriva dal responso delle urne: in Italia ha vinto il partito antieuropeista, antirigore, e, sintetizzando, anti-Merkel” secondo Barbara Fiammeri del Sole24Ore. E se il Corriere ha esordito nell’editoriale di Massimo Franco con “ha vinto un’Italia euroscettica”, La Stampa si è soffermata su “Quell’Italia che ha detto no alla moneta unica”. Secondo Francesco Manacorda, infatti, “più della metà degli italiani che sono andati alle urne hanno votato contro l’euro”.

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Roberto Lavagna, il ministro che salvò l’Argentina sfidando l’ortodossia

Peronista, ma con formazione liberale. Quando gli si chiede dove trovò la bacchetta magica che salvò dalla fame l’Argentina nei primi mesi del 2002, quando tutto il mondo la dava per spacciata, risponde orgoglioso: “Per governare serve il coraggio intellettuale di compiere scelte politiche autonome e di perseguirle. Vi ricordate i versi ‘due cammini si separavano nel bosco, io ho preso il meno transitato e lì sta tutta la differenza’. Eravamo un Paese in balia del disastro economico e sociale, noi al governo prendemmo il cammino meno transitato e quella fu la differenza che ci salvò”.

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